FATALITÀ O MALASANITÀ ?

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Ieri sera, mentre risalivo la Pignasecca per andare alla Cumana e rientrare  a casa dopo un’intensa giornata trascorsa in un’aula di formazione professionale, man mano che mi avvicinavo all’ospedale Pellegrini, ribattezzato dai napoletani vecchio Pellegrini per distinguerlo dal nuovo Pellegrini alla Doganella, la strada diveniva sempre più impraticabile, ostruita da una marea di gente accalcata davanti all’ingresso del nosocomio.

Essendo la Pignasecca via obbligata per quanti giungono a Napoli dall’area flegrea in Cumana/Circumflegrea o in metropolitana, la cui stazione dista a poche decine di metri, e trovandosi all’interno della Cumana anche l’ingresso della funicolare di Montesanto,  una delle quattro funicolari che conducono alla zona collinare, quel tratto di strada da mattina a sera è un fiume di gente in piena: studenti, lavoratori, professionisti, commercianti, fattorini. turisti, auto, motorini, ambulanze, mezzi delle forze dell’ordine.

In virtù di tali presupposti, inizialmente non mi preoccupai più del dovuto della folla davanti all’ospedale, anche perché era orario di visite. Solo quando udii della grida strazianti provenire dall’interno compresi che stava accadendo qualcosa di grave. Facendomi largo tra le ressa, giunsi a mia volta davanti all’ospedale e volsi lo sguardo nell’atrio per vedere cosa succedeva. Nel piazzale d’ingresso delle ambulanze decine di persone urlavano rabbia in direzione del pronto soccorso. All’esterno, sulla strada e sul marciapiede, la ressa di gente osservava la scena tra un misto di curiosità e apprensione.

Davanti a me due donne commentavano animatamente la scena.

<<Cosa sta succedendo?>> domandai.

<<Hanno ricoverato una ragazza, pare sia grave. Per due giorni consecutivi s’è recata al pronto soccorso, lamentando forti dolori di testa. Per ben due volte l’avrebbero rimandata a casa, rassicurandola che si trattava di artrosi cervicale, suggerendole di prendere un Aulin!>>

<<E invece?>> chiese una signora alle mie spalle.

<<Sembra fosse un’ischemia cerebrale…>>

<<O mio Dio!>> mormorò lei.

In quell’istante dall’ospedale uscì una donna straziata dal pianto, presumibilmente la mamma della disgraziata, sorretta sotto le braccia da due uomini a loro volta distrutti dal dolore.

Dietro di loro uomini e donne invipereti, certamente parenti della giovane donna, inveivano contro i medici sotto lo sguardo disperato delle guardie giurate che cercavano di ripristinare la calma.

Scotendo il capo in senso di diniego, ripresi il mio cammino tra la folla seguito dalla signora.

<<Povera ragazza, speriamo che si salvi>> disse lei.

<<Speriamo>> mormorai, pensando tra me e me che simili tragedie sono all’ordine del giorno negli ospedali napoletani e non. Una triste prassi che non si riesce a debellare chiamata malasanità! Un termine che, secondo me, vuol dire tutto e niente in quanto sono talmente disagiate le condizioni in cui sempre più spesso sono costretti a lavorare medici e paramedici che, fino a quando non si porranno argini a tali disservizi, ponendo il personale nelle condizioni ottimali di poter svolgere il proprio lavoro, non si può scaricare sulle loro spalle le responsabilità di tragedie come quella che, forse, in condizioni ambientali più idonee, si sarebbero potute evitare. O, quanto meno, se si verificassero, facilmente si potrebbero individuare le cause e i presunti responsabili…

<<Io però non me la sento di dare la colpa ai medici>> proseguì lei, camminando al mio fianco, quasi mi avesse letto nel pensiero. <<Non si può mica fare una TAC a chiunque arrivi in ospedale perché ha mal di testa!?>>

<<No, certo. Ma poiché, pare, vi si fosse recata per ben due volte, forse la seconda volta sarebbe stato meglio se per precauzione gliela facessero…>>

<<Questo è vero>> rispose con aria scettica.  <<Purtroppo noi napoletani abbiamo la brutta abitudine di recarci al pronto soccorso anche per un semplice raffreddore. Per cui spesso i medici non sanno manco loro come comportarsi! Un caso simile accadde anni fa a Pozzuoli. Anche allora un’emorragia cerebrale fu diagnosticata come un banale mal di testa…>>

<<Ne avvengono tante di situazioni del genere>> risposi rassegnato.  <<Quello di stasera non sarà certamente l’ultimo!>>

<<Magari lo fosse>> sospirò. <<Speriamo che quella poveretta si salvi!>>

<<Speriamo!>>

Senza aggiungere altro, arrivammo davanti alla fermata della Cumana.

Lei si fermò alla biglietteria, io mi avviai verso i treni. Entrambi con la speranza nel cuore, ma consapevoli dell’amara realtà!

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PRADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒCON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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2 thoughts on “FATALITÀ O MALASANITÀ ?

  1. La colpa non è dei medici ma,come sempre, della politica responsabile da un lato delle raccomandazioni che hanno permesso degli idioti di vincere i concorsi, occupando posti importanti e dall’altro incapace di posizionare le persone giuste al posto giusto, e sto parlando delle cariche istituzionali, di modo tale da comprendere le reali necessità sanitarie del territorio.
    È risaputo che oggi l’ictus celebrale, alla pari dell’infarto mio cardico, è tra le cause principali di morte per cui ogni pronto soccorso dovrebbe avere non dico una Stroke unit oppure una Utic ma quanto meno un esperto neurologo ed un cardiologo. E bene all’ospedale dei Pellegrini non c’è né un reparto di neurologia né tantomeno un neurologo di pronto soccorso. Se a ciò si aggiunge che è prassi comune, aberrante, posizionare in pronto soccorso non i migliori medici a disposizione ma i più giovani nominandoli, senza titoli, dalle liste di medicina generale con contratti a tempo determinato… ecco che oltre a diagnosi sbagliate lievita anche la spesa sanitaria con ricoveri inutili che vanno ad implementare liste d’attesa e barelle in tutti gli ospedali.
    Nessuna colpa allora ai medici che diventano vittime inconsapevoli di un sistema di malaffare che vede la politica in prima linea a preoccuparsi dei bilanci e non della salute dei cittadini.
    Quando i primari e i Direttori Generali, non saranno più nominati dalla politica, allora, forse, qualcosa cambierà.
    Dr. Paolo Santanelli
    M.D. Ospedaliero

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