CORSO DI INGLESE BASE, GUAI A PARLAR MALE DEI GIOVANI

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La decisione di seguire un corso di inglese base, dopo aver completato quello di operatore data entry con certificazione EIPASS, presso il CONSORZIO NUOVE FRONTIERE derivò dal bisogno di darmi un obiettivo giornaliero che desse un senso alle mie giornate da disoccupato: da quando ero stato licenziato, in seguito alla cessazione dell’attività dell’azienda con cui avevo lavorato per ben trentadue anni, necessitavo di nuovi stimoli per affrontare una situazione non certo facile.

Poiché della possibilità di lavorare non c’era traccia, parlando con chi già s’era trovato ad affrontare una realtà come la mia, mi fu suggerito che, nell’attesa trovassi un nuovo impiego, fare un corso di formazione professionale avrebbe arricchito le mie conoscenze, rendendo più cospicuo il mio cv al fine di essere un tantino più competitivo nel mondo del lavoro in barba all’età.  

Dopo circa due mesi di corso come operatore data entry, quando venni a sapere che a novembre sarebbe iniziato quello di inglese base che rilasciava solo l’attestato di frequenza, poiché in tante offerte di lavoro che vagliavo si richiedeva una buona conoscenza della lingua, ritenni che valeva la pena provarci. Parlai della mia intenzione con Claudia, una delle colleghe del corso data entry, la quale non solo ritenne che fosse una buona idea, ma decise di provarci anche lei.

Superata entrambi la preselezione, agli inizi di novembre iniziammo il corso. La prima cosa che mi colpì quando mi ritrovai in classe fu l’esuberanza e l’allegria di molti discenti. Ma soprattutto che, nonostante la loro giovane età, molti lavoravano o studiavano per cui faticavano non poco a incastrare gli orari di lavoro con quelli delle lezioni. Tuttavia gli sforzi che facevano per presenziare in aula con puntualità erano ammirevoli, così come ammirevoli erano quelli per studiare.

È inutile dire che il più anziano ero io, con i miei cinquantacinque anni. A seguire Anna, un’esuberante cinquantenne massoterapista desiderosa di imparare l’inglese per arricchire la propria clientela. Poi Claudia con i suoi quarantatre anni, anche lei da poco licenziata. Quindi il vuoto, nel senso che dopo noi il più anziano  era Gianni che di anni ne ha trentaquattro, per poi scendere fino a Francesca, la piccolina del gruppo, con i suoi diciannove anni.

Poiché non voglio fare torto a nessuno, citerò anche gli altri: Clelia, Federica, Giulia detta Shanty, Maria Luisa, Sarah, Serena, Susy, Alfredo, Mariano, Valerio, Sergio.

Un gruppo eterogeno, ma con un comune obiettivo, imparare l’inglese per darsi una possibilità in più nella vita!

Pur essendo un gruppo molto esuberante, che però mai ha sforato i canoni della buona educazione, bisogna riconoscere a Ornella Castaldo, la docente di inglese il cui unico torto è quello di essere tifosissima del Milan, di aver saputo tenere le redini del carro con fermezza, energia e ironia, accompagnandoci per oltre un mese in un percorso che, causa la limitatezza delle ore a disposizione, le ha spesso imposto di dare un’accelerata al programma, senza mai trascurare chi come me mostrava evidenti difficoltà verso la lingua.

La prima cosa che subito mi colpì quando iniziai fu di riscontrare le stesse difficoltà di apprendimento che avevo sia alle scuole medie che alle superiori. Debbo però aggiungere che se avessi profuso maggior impegno nello studio, forse il risultato finale sarebbe stato migliore di quello ottenuto. Seppure non è poi andata così male: ho rasentato la media del 5 ai test di grammatica e ottenuta la sufficienza piena sia allo scritto che all’orale. Ma con un pizzico di impegno in più, chissà…

Fatta questa lunga, ma necessaria premessa, veniamo al motivo reale di questo scritto.

Di questo corso di inglese quello che porterò per sempre con me sono i volti e nomi di tutto coloro che formavano il gruppo, nessuno/a escluso/a.

Trovarmi immerso in una realtà giovanile dove in tanti, seppure lavorassero o studiassero, facevano i salti mortali per non mancare alle lezioni – spesso costretti a fare dei veri e propri viaggi per raggiungere la sede, quando se ne sarebbero potuti restare tranquillamente a casa sotto le coperte o incontrarsi con gli amici per un caffè o una passeggiata – è stata la testimonianza che, contrariamente a quanto molti sostengono, i giovani d’oggi sono tutt’altro che una banda di fannulloni, nullafacenti, bamboccioni.   

Ritrovarmi al cospetto di quel gruppo di giovani anime che, seppure la sera prima avessero lavorato fino e tardi, o la mattina, dopo il corso, dovevano andare a lavoro, venivano in aula piene di entusiasmo, timorose di essere interrogate perché a causa del lavoro non avevano potuto studiare, o per studiare avevano fatto notte fonda e ora non ricordavano nulla, mi ha fatto sentire onorato di averle conosciute.

Vedere due giovani ufficiali di marina mercantile impegnarsi con determinazione perché a bordo si deve parlare inglese; una diciannovenne frequentarlo, seppure fosse già impegnata negli studi, perché conoscere l’inglese è importante; una neolaureata intestardita a impararlo perché il suo intento è diventare guida turistica; una ragazza che fa le pulizie in un hotel decisa a imparare la lingua per avere un’opportunità in più sul lavoro; un’affermata massoterapista districarsi tra massaggi e quant’altro per studiare e fare i compiti; una hostess di convegni presenziare alle lezioni in divisa perché poi doveva recarsi a lavoro; unitamente a tutti quanti gli altri, ognuno sorretto da valide motivazioni di crescita individuale e professionale,  mi ha fatto sentire orgoglioso prima di tutto come genitore. Il loro senso del sacrificio e del dovere lo si deve all’insegnamento che hanno ricevuto dalle famiglie. Senza dei buoni genitori, difficilmente nella vita si va avanti. Fa niente che spesso i figli non sanno riconoscere i meriti dei padri e delle madri. I conflitti generazionali esistono da che esiste l’uomo!

Senza nulla togliere a Anna e Claudia, vecchiette come me, aver frequentato per circa un mese e mezzo questo gruppo di giovani ha alimentato la speranza che fino a quando ci saranno persone come loro che non temono di rimettersi costantemente in gioco facendo mille sacrifici, per questa nostra tanto bistrattata società ci sarà sempre un barlume di speranza!

Giovani come loro sono merce rara che meriterebbe maggior fortuna dalla vita. Come chiunque, in barba all’età, non ha timore di rimboccarsi le maniche rimettendosi a sua volta in gioco.

Finché c’è vita c’è speranza!

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PRADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒCON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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4 thoughts on “CORSO DI INGLESE BASE, GUAI A PARLAR MALE DEI GIOVANI

  1. Grazie Vincenzo per le parole spese per ognuno di noi. Mettersi in gioco non è mai troppo tardi. Finchè siamo assetati di sapere, e vogliosi di imparare, l’età non gioca la sua parte.

    Saluti

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