GUZZINI E QUELLA FRASE CHOC CHE TANTI PENSANO MA SI GUARDANO BENE DAL PRONUNCIARE

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Chi si è indignato per la frase choc pronunciata da Domenico Guzzini, Presidente di Confindustria di Macerata, durante un convegno online sulla moda – “Vogliamo ripartire. Se muore qualcuno, pazienza” – o è un ingenuo, o male informato, o molto più semplicemente un ipocrita.

Basterebbe parlare in privato con un qualsiasi imprenditore, soprattutto piccolo o medio, per sentirsi dire “preferisco morire di covid che di fame”.

Già durante il primo lockdown di marzo ci furono disaccordi tra Governo e Confindustria per le attività da tenere aperte nonostante l’emergenza sanitaria. Il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia scrisse una lettera al Presidente del Consiglio per chiedere un ampliamento delle attività da tenere aperte.

Sempre in quel periodo sorsero non poche polemiche perché in Lombardia tante erano le fabbriche aperte nonostante la regione risultasse quella messa peggio per la diffusione del virus.

Spostandoci ad agosto, ci siamo dimenticati delle polemiche che sorsero perché nei luoghi di villeggiatura si concesse alle discoteche di aprire, malgrado fosse chiaro a tutti che così facendo si sarebbe spianata la strada alla seconda ondata dell’epidemia, come poi è avvenuto e oggi ne stiamo pagando le conseguenze?

Senza andare ulteriormente indietro nel tempo, che dire degli impianti sciistici aperti a Cervinia alcuni giorni fa, malgrado la loro l’apertura fosse prevista non prima di gennaio, e delle telecamere di sorveglianza oscurate dal gestore per non mostrare la coda di gente in attesa agli impianti di risalita?

Vista la pochezza delle cifre, i tempi lunghi e i modi articolati con cui i ristori vengono accreditati alle imprese costrette a chiudere, è comprensibile che gli imprenditori mal digeriscano il lockdown.

Se a tutto ciò aggiungiamo i tanti politici i quali, da quando è incominciata l’emergenza, non fanno altro che invitare il governo a lasciare aperte le attività commerciali, malgrado l’evidenza letale del virus, la frase di Guzzini, per quanto infelice possa essere – lo stesso si è successivamente scusato, mentre Confindustria si è dissociata dal suo pensiero -, è l’espressione di un idea comune a tanti, ma che pubblicamente ognuno si guarda bene dal pronunciare.

Se siamo arrivati al punto in cui tra la salvaguardia della vita umana e quella dell’incasso, per molti la seconda opzione vale più della prima, evidentemente in qualcosa abbiamo sbagliato.

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PRADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒCON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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