Breve storia di Eusebio il pescatore

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Il seguente racconto fa parte de La Scelta, la racconta di racconti che pubblicai con le Edizioni Tracce

Chiunque avesse conosciuto Eusebio il pescatore ne parlava con devoto rispetto, ammonendo chi lo definiva “un uomo di mare!” che “Eusebio è il mare!”

L’intera esistenza trascorsa a regolare il proprio respiro col flusso e riflusso delle maree, induceva Eusebio ad affermare: “Solo vivendo il mare ci si rende conto che la vita e la morte sono cucite insieme da un esile filo, pronto a spezzarsi in qualunque momento, e senza preavviso!”, indicando l’orizzonte lontano.

In quelle parole sussurrate mentre intrecciava le reti o armeggiava intorno a una nassa, non traspariva né tristezza né amarezza. Solo accettazione per un destino segnato ancora prima di nascere.

Eusebio, come ogni uomo di mare, era cosciente della sorte che l’attendeva, ma non se ne preoccupava più del dovuto perché sapeva che “il mare, prima o poi, inghiotte ciò che rese!”

Ogni sua parola racchiudeva il sibilo del vento che, negli anni, ne aveva sferzato il viso durante le lunghe e solitarie uscite in barca.

Al vento raccontava per intere giornate delle donne che aveva amato e dei loro corpi che aveva navigato con lo stesso rispetto e passione con cui affrontava il mare. Disperatamente teso alla ricerca dell’amore eterno, il cui bisogno svaniva allorquando, placatasi la tempesta dei sensi, in balia delle tempeste del mare si rendeva conto di quanto fosse rischioso offrirsi ai sentimenti di una donna per poi arricchire la memoria del tempo con un altro lamento a lutto.

Consegnando la barca alla corrente del golfo, una volta gettate le reti, diceva:

“Vento, ti invidio! A te le donne confidano i loro intimi segreti, dissolvendo nel tuo soffio il desiderio d’amore che le lega a un uomo, sacrificando se stesse anche se sanno che dovranno dividerlo, eternamente, con l’ombra che si anima accanto a sé guardando le barche prendere il largo. Tutte le volte che spiri odo l’eco delle loro voci speranzose dialogare sulle spiagge, in attesa che i loro uomini rientrino per aiutarli a scaricare il pescato e a disciogliere il sale raggrumato sui volti con il calore delle loro carezze e baci. So che un giorno ti scatenerai contro di me. Ma che importa tutto ciò quando il destino di ogni essere è quello di congiungersi al suo regno?”.

Allo stesso modo, quando si apprestava a mettere in acqua la barca parlava con il mare: “Mare, anche oggi violerò i tuoi abissi. Se vuoi, concedimi la tua benevolenza. Ma se nelle tue intenzioni vi è l’idea di farmi soffrire, allora sappi che anche questa volta sono pronto a lottare!”

Quindi saliva in barca e con quelle sue braccia possenti, dalla pelle bruciata dal sole, remava incontro all’ignoto.

Una mattina, affacciandosi dalla finestra della casa che dava sulla baia, respirando profondamente, anziché percepire nell’aria l’aroma del maree e dei limoni che sorgevano sulle colline, Eusebio non sentì alcunché. Senza fretta raggiunse la spiaggia, salutando i pescatori afflitti che stendevano sulla riva le reti cariche di miseria.

Da alcuni mesi il mare era divenuto improvvisamente avaro mentre un immenso stormo di gabbiani aveva nidificato sulla costa, depredando i pescherecci che rientravano in porto. A nulla erano servite le preghiere e le benedizioni affinché l’abbondanza tornasse di casa in quelle acque e gli uccelli volassero via. Sembrava che una maledizione si fosse abbattuta sul litorale. “Perché?”, nessuno riusciva a spiegarselo. ” Ripetutamente i pescatori si erano rivolti ad Eusebio, confidando nella sua esperienza, il quale si limitava a rispondere: “Questo è il mare: oggi dà, domani prende!”

Cosa significassero quelle parole nessuno lo sapeva!

Silenziosa, la barca scivolò nell’acqua ed Eusebio balzò a bordo.

Issò la vela, ammirandola gonfiarsi al vento. Allontanandosi, agitò la mano, salutando i pescatori che ricambiarono distrattamente il saluto.

Non appena giunse a largo, sfiorando con la mano l’acqua, Eusebio sussurrò: “Quando volete possiamo cominciare!”

Il mare si ingrossò e il vento prese a soffiare sempre più impetuoso. Le onde schiaffeggiavano con violenza la piccola imbarcazione sbalzandola pericolosamente sull’acqua. Una raffica di vento squarciò la vela! Per niente intimorito, Eusebio si alzò e, con le mani nei fianchi in segno di sfida, cominciò a gridare:

“Avanti, vediamo cosa siete capaci di fare. Volete me? Mi avrete, ma dovete lasciare qualcosa in pegno!”

A quelle parole una violenta ondata si riversò sulla barca, depositando sul fondo dei pesci che presero a saltellare agonizzanti attorno a lui. Una coppia di gabbiani si abbatté stecchita con un tonfo sull’acqua.

“Non basta, il prezzo che dovete pagare è molto più caro! … Cosa avete ancora da offrire?” urlò con il viso flagellato dagli elementi.

In successione, violente ondate si abbatterono sulla barca riempendola fino all’orlo di pesci mentre la superficie del mare si coprì di gabbiani morti.

“Adesso sì!” sussurrò Eusebio chiudendo gli occhi. Una grossa ondata lo avvolse trascinandolo nell’acqua torbida.

Dalla spiaggia i pescatori avvistarono la barca di Eusebio, con l’albero spezzato, puntare in direzione della scogliera, seguita da una scia di piume. Gli uomini misero in mare le imbarcazioni per raggiungerla e rendersi conto di cosa fosse accaduto. Man mano che si avvicinavano, una marea di gabbiani morti galleggiava tristemente sull’acqua. Quando si accostarono alla barca, di Eusebio non c’era traccia, ma il suo interno rigurgitava di pesci.

“Gettiamo le reti!” suggerì qualcuno con fervore.

Le barche si disposero a circolo e le reti furono calate. Quando si cercò di issarle, erano talmente piene di pesci che i pescatori furono costretti a trascinarle a riva.

“Eusebio era davvero il mare!” sussurrò uno di loro facendosi la croce con l’acqua di mare.

Il suono delle sirene squarciò l’aria!

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PRADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒCON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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