Questo post lo scrissi il 27 gennaio 2007, all’indomani della premiazione del premio di poesia lo Zirè d’oro conferitomi per essermi classificato secondo nella sezione poesia in vernacolo con la poesia ‘a marunnella. Mi piace riproporlo sul mio sito perché a quell’evento mi accompagnò il mio primogenito Lorenzo che all’epoca aveva tredici anni.
Incurante delle inclementi condizioni meteo, colmo d’entusiasmo, mercoledì mattina mi sono recato a L’Aquila in compagnia di L., il mio primogenito, per ritrirare Lo Zirè D’Oro conferitomi per essermi classificato secondo nella sezione poesia dialettale dell’omonimo Premio Letterario con la poesia ‘A MARUNNELLA. Fino a Roma abbiamo viaggiato sotto una pioggia scosciante che a tratti si è tramutata in grandine.
Giunti sull’A24, ad un certo punto siamo stati letteralmente avvolti dalla neve e dalla nebbia. Per tutto il tragitto abbiamo viaggiato con la radio sintonizzata sulle frequenze di ISORADIO, un’esperienza che non rifarò più perché è angosciante ascoltare continui aggiornamenti sulle pessime condizioni del tempo relitive al tragitto che devi fare, quasi quasi torneresti indietro.
Giunti finalmente a L’aquila, prima di uscire dall’autostrada, ci siamo fermati in un’aerea di servizio per fare rifornimento e bere un caffè. Al nostro arrivo, in città non nevicava ancora ma poco dopo, mentre giravamo come matti per il centro alla ricerca dell’albergo dove avremmo pernottato, un’abbondante nevicata ha iniziato ad imbiancare la città più fredda d’Italia, aumentando la mia inquietudine per il ritorno a casa. Pur essendo munito di catene a bordo, non avendole mai usate, preferivo evitarmi questa prova, non fosse altro perché ero in compagnia di mio figlio e non volevo rischiare più di quanto non avessi già fatto.
Finalmente in camera, come si conviene a dei veri poeti, ci siamo concessi un sano panino con prosciutto cotto e mozzarella, bevendo acqua minerale leggermente frizzante, gondendo il tepore dei termosifoni che riscaldava la stanza mentre fuori imbiancava.
La premiazione si è svolta nel Teatro San Filippo situato in un vicolo adiacente Piazza Duomo. La sala era colma di gente, molte le personalità politiche e dello spettacolo presenti in platea. Anche se non era la prima volta che mi fosse conferito un premio per la mia arte, l’emozione è stata grande. Soprattutto perché tra il pubblico vi era mio figlio, autore del reportage fotografico che state vedendo.
Come spesso accade tra padre e figlio, anche tra me e Lorenzo spesso sorgono grossi contrasti. Io che vorrei si comportasse in un certo modo, lui che invece, giustamente, (ma è meglio non farglielo sapere altrimenti ne approfitta), vuole fare di testa sua per dare sfogo alla propria personalità. In tutte le cose bisogna trovare un equilibrio che esiste, anche nel rapporto tra genitori e figli.
L’essere stati insieme da soli in questo breve ma emoziante viaggio ha improvvisamente, ma, penso, inevitabilmente, abbatutto le barriere che Lorenzo aveva posto nei miei riguardi e vi assicuro che in questi due giorni siamo stati benissimo. Più che padre e figlio eravamo due complici che si divertivano come matti in una situazione per loro insolita. Quel fetente mi ha anche preso a pallettate di neve.
Ai ragazzi basta poco per essere felici. In particolare gli basta sentirsi trattati per quello che sono, uomini e donne in erba. Non semplici ragazzini, creta da plasmare a nostro uso e consumo per dare corpo attraverso di loro a ciò che noi avremmo voluto essere ma non siamo riusciti a realizzare. Così come era per noi alla loro età, i nostri figli hanno i loro sogni e desideri da coltivare e in questo vanno sostenuti anziché inibiti altrimenti da grandi diventeranno insicuri e complessati.
Putroppo di tutto ciò spesso ce ne dimentichiamo!