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L’origine della filosofia socratica prende spunto dalla scritta posta sull’ingresso del tempio di Delfi, Conosci te stesso.
La maieutica, ossia la capacità di Socrate di condurre l’individuo a mettersi in discussione ponendogli tutta una serie di domande tese a scardinarne le proprie convinzioni fino ad indurlo a dubitarne, acquisendo così la consapevolezza di non sapere, è l’inizio della conoscenza di se stessi.
La giustificazione che Socrate attribuiva alle parole dell’oracolo delfico secondo cui lui, Socrate, era il più sapiente tra gli atenesi, derivava dal proprio “sapere di non sapere”. Da qui la ricerca della conoscenza attraverso la riflessione e lo studio su quanto gli accadeva intorno risultava la conseguenza naturale atta a colmare tale lacuna.
Ma la ricerca, cui Socrate si riferiva, non era intesa in senso scientifico. A riguardo va detto che Socrate si discosta dalla filosofia naturalista che imperava all’epoca, la quale contemplava tra l’altro anche questioni metafisiche come ad esempio la cosmologia, ritenendo che fosse un illuso chiunque credesse di poter scoprire l’origine dell’universo in quanto ciò era possibile solo a quello stesso Dio che lo aveva creato.
Viceversa secondo Socrate l’uomo doveva interessarsi unicamente a questioni legate a se stesso, ovvero doveva impegnarsi a conoscere se stesso, come appunto ammoniva la scritta sul tempio di Delfi, perché era quello l’unico modo disponibile che aveva per scoprire chi egli realmente fosse.
Altro particolare non trascurabile dell’insegnamento socratico era l’affermazione esclusiva della retorica, ossia del dialogo ragionato a scapito della scrittura la quale, secondo Socrate, rendeva morto chiunque leggesse in quanto non permetteva un’interazione riflessiva tra lettore e scrittore. Bensì il lettore assimilava automaticamente quanto era scritto senza avere la possibilità di dibattere con lo scrittore. In pratica, stando a Socrate, la parola scritta era autoritaria in quanto sottometteva il lettore allo scrittore. Diversamente dal dialogo che consentiva lo scambio di opinioni tra gli interlocutori, favorendo la crescita di entrambi.
Si tenga presenta che Socrate, proprio perché era consapevole di non sapere, non si riteneva affatto un maestro, bensì un individuo che, proprio in virtù della consapevolezza della propria ignoranza, attraverso le domande che poneva all’interlocutore chiedendogli di spiegargli quello che lui Socrate non sapeva, gli dimostrava come a sua volta egli non sapesse, mettendolo in crisi come accade con Alcibiade.
Ecco spiegata in sintesi cosa è la maieutica.
La conoscenza di se stessi, non è fondamentale solo in psicologia, ma anche in quella branca della filosofia definita ermetica, comunemente identificata col vocabolo esoterismo…
Con il termine esoterismo si indica un “ambito” interiore, nascosto, accessibile a pochi. In chiave letteraria ci si riferisce a una conoscenza divulgata attraverso un linguaggio criptato a una cerchia ristretta di persone in possesso della chiave di decriptazione dello scritto per evitare di dare “le perle ai porci”. (Per saperne di più si legga IL LINGUAGGIO SEGRETO DI DANTE E DEI FEDELI D’AMORE di Luigi Valli).
Il fatto che Socrate fosse disposto a dialogare solo con chi ai suoi occhi appariva un terreno fecondo dove i semi, rappresentanti dai ragionamenti, una volta deposti, potessero ben fruttificare dando vita all’uomo, ha un aspetto squisitamente esoterico. Cui si aggiunge in maniera non secondaria il fatto che Socrate aborriva la scrittura, preferendo dialogare. Si noti che egli non impartiva alcun insegnamento, ma si “limitava” a dimostrare a quanti si credevano sapienti quanto infondata e vacua fosse questa loro convinzione.
È solo con Platone che la parola socratica viene fissata sulla carta mediante la scrittura e resa pubblica.
Se da un lato fu proprio grazie all’ardire di Platone di porre per iscritto i dialoghi socratici affinché tutti, leggendoli, potessero arricchire se stessi, dall’altro possiamo paradossalmente affermare che Platone è contravvenuto alla volontà del suo maestro in quanto, così facendo, ha offerto a chiunque la possibilità di leggere e interpretare a modo suo la parola di Socrate, seppure lo stesso si “limita” ad insegnare a ragionare in maniera giusta anziché a sentenziare o a impartire formule di vita.
In effetti se da un lato Platone ha reso un enorme servigio alla storia dell’umanità, divulgando mediante la scrittura il pensiero socratico, nello stesso tempo egli ne ha tradito la natura esoterica che Socrate salvaguardava scegliendo con cura coloro con cui confrontarsi nella discussione, consapevole che non tutti erano avvezzi ad imparare a ragionare in maniera giusta per svariati motivi, non secondario l’ambiente in cui erano cresciuti e vivevano.
Al giorno d’oggi sono sempre più frequenti i counseling filosofici, corsi tenuti da esperti e professori universitari, il cui scopo è “educare” l’individuo a sanare le proprie inquietudini interiori mediante lo studio della filosofia.
Considerata la degradante deriva sociale verso cui sta andando la società moderna, in particolare per quanto concerne i giovani, mi chiedo se non fosse il caso se tali corsi, anziché rivolgersi ad un pubblico esclusivamente adulto ed elitario a causa degli alti costi di partecipazione e degli argomenti affrontati, non si rendessero fruibili a chiunque volesse incamminarsi per questa via; magari estendendoli alle scuole superiori, indipendentemente se fossero o meno ad indirizzo umanistico, in quanto imparare a ragionare è il fondamento su cui costruire una società dove vige la giustizia!?
Altresì è vero che così facendo si contravverrebbe all’idea socratica secondo cui tale insegnamento deve impartirsi solo a chi dimostra d’essere un “terreno fecondo”, ovvero a un’anima predisposta ad accogliere in sé i semi dell’insegnamento da cui germoglieranno ottimi frutti.
Il dilemma se rendere o meno alla portata di tutti la filosofia, ha l’aria di un’aporia, problema le cui possibilità di soluzione risultano annullate in partenza dalla contraddizione, la cui scelta, qualunque fosse, implica dei sacrifici sia al pensiero filosofico che, se esteso a tutti, verrebbe sminuito e tradito, sia alla società la quale, essendo eterogenea, per migliorare, avrebbe bisogno che tutti, indipendentemente dalla condizione sociale, imparassero a ragionare in maniera giusta.
Un bel dilemma, non c’è che dire!
In questi tre romanzi affronto tematiche legate all’ermetismo: L’ultima notte, Signature rerum e Il ragazzo che danzò con il mare. I primi due li potete acquistare direttamente su Amazon, il terzo lo potete ordinare sia online che in libreria.
Bravo Vincenzo Giarritiello, io ho sempre ritenuto che fosse necessario porre la filosofia materia di studio per tutti gli indirizzi scolastici. Abituare le persone a pensare dovrebbe essere la base di ogni insegnamento. Contravvenendo, con tutto il rispetto, Socrate penso che a tutti debbano essere date le stesse possibilità, poi ognuno ne faccia quel che vuole e può. Annamaria Varriale
Personalmente non me la sento di dissentire da Socrate: conoscendo la tendenza degli uomini a farsi del male, mi sa che aveva le sue buone ragioni…