Quando a fine settembre chiesi ad Annamaria Varriale se volesse partecipare alla seconda edizione di QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE con il suo romanzo ERAVAMO TANTO RICCHI, mai avrei immaginato che mi avrebbe chiesto di affiancarla in qualità di relatore. Nelle precedenti presentazioni a parlare del libro s’erano alternati nomi illustri e titolati quali Nicola De Blasi, Nicola Magliulo, Costanzo Ioni, tanto per citarne alcuni. Per cui rimasi un tantino interdetto ma anche lusingato. Il motivo della richiesta era dovuto alla recensione che poco prima dell’estate avevo fatto al libro e che ad Annamaria e a tante altre persone a lei vicine era molto piaciuta.
Al di là della stima che nutro nei confronti dell’autrice e dell’amicizia che ci lega, è stato per me un onore poter parlare di un libro che personalmente reputo un piccolo gioiello letterario. Sia per la maniera naturale con cui Annamaria, con il pretesto di narrare l’epopea della sua famiglia dal dopoguerra della Prima Guerra Mondiale fino al sessantotto, racconta i cambiamenti avvenuti nella società italiana in cinquant’anni, sia per il linguaggio semplice e fluido che, se si ascoltasse la lettura del libro a occhi chiusi, si avrebbe l’impressione di udire chi, approfittando di trovarsi tra amici, sta parlando di se stesso con pudore e lealtà a briglia sciolta.
La sensazione che si ha leggendo ERAVAMO TANTO RICCHI, almeno la mia, è quella di ritrovarsi tra le mani una sorta di diario scritto in maniera tardiva, in quanto l’autrice ha voluto che i ricordi di una vita prima sedimentassero nel proprio animo goccia dopo goccia, a mo’ di stalattite, per poi metterli su carta purgati da quelle sfaccettature emozionali che, se lo avesse scritto poco dopo il verificarsi degli eventi, avrebbero potuto intaccarne la veridicità, falsando il senso del lavoro.
Raccontare di se stessi non è per niente facile, soprattutto quando non si parla solo di sé ma della propria famiglia e dei propri cari. Facendolo, si corre il rischio di suscitare inevitabilmente il risentimento di qualcuno. L’equilibrio dimostrato da Annamaria nella stesura del testo non è solo testimonianza della sua alta qualità di scrittrice, riconosciutale perfino dal regista Pupi Avati che ha recensito in maniera entusiasta il libro. Ma soprattutto riflette il rispetto che essa nutre verso coloro che si sono avvicendati al suo fianco nel corso dell’esistenza consentendole di diventare la donna straordinaria che è.
Essendo ERAVAMO TANTO RICCHI un piccolo porta gioie in cui serbare le cose preziose, Annamaria ha preferito raccontare solo gli eventi che le hanno lasciato nell’animo una traccia di dolcezza e allegria, mettendo in risalto quanta importanza avesse l’unità famigliare. Senza però omettere il momento più triste della sua vita, la prematura scomparsa della mamma, figura a cui l’autrice è tuttora molto legata tanta de dedicarle una poesia, A MIA MADRE, pubblicata nella sua silloge poetica L’INCERTO VOLO DELL’ANIMA, anche questa edita da HOMO SCRIVENS, dove a un certo punto scrive: ti ho cercata, sai, in uno sguardo tenero/in un sorriso amorevole,/ti ho cercata,/ma ti trovo solo dentro di me/in quell’amore/breve e grandissimo/che ancora sostiene/il mio passo incerto/che conforta le mie notti nere/e accarezza i momenti di gioia.
Credo di non sbagliare affermando che, per quanti erano presenti, la serata da Lux In Fabula dedicata ad Annamaria Varriale si è rivelata un bel momento di conversazione dove i ricordi, come era giusto che fosse, l’hanno fatta da padrone, senza mai scadere nel patetico.
Del resto Annamaria non lo avrebbe mai consentito. Per lei la vita non è solo tristezza e dolore ma soprattutto speranza e gioia da cogliere al volo quando si presenta. Non a caso nella poesia L’IMPOSSIBILE POSSIBILE scrive: e succede/che all’improvviso/ciò che è stato impossibile/per una vita intera/diventa possibile,/tanto che null’altro/potrebbe essere possibile/se non l’impossibile/che era.
Grazie ❣️
Da un po’ di tempo ho scoperto qualcosa che mi emoziona tanto: viaggiare e sognare con un libro.
Direi, senza presunzione, di aver scoperto un metodo particolare.
Così, ieri sera, durante la presentazione del libro della signora Varriale “Eravamo tanto ricchi” mi sono lasciato trasportare dal racconto e dalle emozioni. Ho avuto l’impressione che ad un certo punto era come fossi presente nella storia, mi sembrava di vedere le persone ed anche i luoghi. Ecco, questo è il mio metodo: quando un libro riesce a farmi entrare nel vissuto allora è “arrivato”.
Complimenti alla scrittrice e a Vincenzo Giarritiello per la sua competenza ed eleganza che ha dimostrato ancora una volta nel presentare il libro.
Grazie Antimo