Uno dei vantaggi dell’essere obbligati a restare chiusi in casa è quello di avere la possibilità di immergersi nella lettura di un testo a cui da tempo ci si voleva dedicare, scoprendo che si tratta di una storia narrata con garbo e delicatezza, senza mai cedere nella retorica malgrado affronti un tema difficile e attuale qual è il bullismo. Sto parlando di LA RAGAZZA CHE RIPRESE A VOLARE di Annunziata Zinardi, edito da YOUCANPRINT.
Pur partendo in sordina, man mano che si avanti nella lettura, la storia si districa in un crescendo narrativo, coinvolgendo il lettore in una ridda di emozioni riguardanti le vicende delle protagoniste, Tamara e Marica, due adolescenti molto diverse tra di loro: la prima conduce la vita standardizzata di molti suoi coetanei, ponendosi in conflitto con la società e il proprio mondo, dando vita a perenni scontri con i genitori pur di sentirsi accettata dal branco; la seconda, benché dalla nascita sia costretta a vivere su una sedia a rotelle, attraverso la poesia riesce a dare un senso alla propria esistenza, accettando serenamente quello che agli occhi degli altri, innanzitutto di sua madre, appare come un destino crudele.
La frequentazione del branco spinge Tamara a considerare la purezza dei versi di una poesia come un’offesa alla società al punto da denunciarla pubblicamente, creando suo malgrado le condizioni perché lei e Marica si incontrino.
In uno scenario tra il reale e il fantasioso la Zinardi ricama una storia verosimile che fa riflettere sul valore della vita. In particolare sui giovani d’oggi i quali, pur di sentirsi forti nella loro insicurezza individuale, si tutelano l’uno con l’altro attraverso il branco per poi accanirsi contro i più deboli, senza rendersi conto che, così facendo, si comportano alla stregua di animali alla ricerca di prede da sacrificare sull’altare delle proprie carenze interiori.
Paradossalmente, e forse giustamente, in quel bisogno di distruzione del più debole e del diverso la Zinardi individua una specie di SOS lanciato da chi, incapace di essere se stesso, fa di tutto per distruggere chi invece non ha alcun timore di mostrarsi per ciò che è realmente. Una sorta di riflesso incondizionato di autopunizione.
Il libro meriterebbe d’essere letto nelle scuole, dall’ultima delle classi elementari all’intero ciclo delle scuole medie perché è in quelle fasce di età che alligna e si manifesta il disprezzo del più debole.
Non si può escludere che, coinvolgendo i ragazzi nella lettura e nel successivo commento del libro, si sradichi in loro, laddove fosse attecchito, il demone del bullismo.
Buona lettura.