ESTATE 2020: TRA MASCHERINE E NEGAZIONISTI, SAREBBE MEGLIO SE PREVALESSE IL BUONSENSO

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L’estate che volge ormai al termine sarà ricordata come quella delle mascherine, dell’amuchina e del distanziamento sociale sotto l’ombrellone. Una stagione dove il buon senso e la follia, la cautela e la sconsideratezza, il rispetto e la violazione delle norme di sicurezza hanno diviso la popolazione tra chi, tanti, crede nell’esistenza del Covid 19 e si è attenuto scrupolosamente alle norme di prevenzione varate dalle autorità per contenere i contagi; chi, pochi, delle norme di prevenzione se n’è fregato convinto che il virus fosse tutta una montatura mediatica messa a punto dai padroni del mondo – leggi Bill Gates – per renderci loro schiavi attraverso la paura al fine di sottometterci e arricchirsi sulle nostre spalle propinandoci il vaccino che, con il pretesto di immunizzarci dal virus, ci inoculerà un microchip che monitorerà ogni nostro spostamento ventiquattrore su ventiquattro, condizionando il nostro modo di pensare a proprio uso e consumo.

Come se tutto ciò in parte già non avvenisse, visto l’uso sconsiderato che molti fanno dei social media, raccontando in tempo reale lo svolgersi della propria quotidianità da mattina a sera – qualcuno trasmettendo addirittura “dirette” video o pubblicando selfie perfino quando va in bagno – e dei telefonini, ormai assurti a vero e proprio ausilio bionico integrato agli arti superiori del corpo umano al punto che molti non riescono a staccarvi le mani e gli occhi nemmeno quando camminano o guidano, con conseguenze spesso nefaste per sé e per gli altri.

Eppure le centinaia di migliaia di morti sparsi nel mondo a causa del virus – solo in Italia ad oggi se ne contano quasi 36 mila – e l’elevato numero di contagi che in tutto il pianeta superano abbondantemente la soglia dei 27 milioni, sono cifre reali, non aleatorie, checché ne dicano negazionisti, complottisti e virologi fai da te. E se i numeri non bastassero a dimostrare che il virus esiste ed è pericoloso, soprattutto per gli anziani – negli ultimi tempi la soglia di età si è abbassata ponendo a rischio anche i giovani – e per chi ha patologie pregresse; visto che non fa distinzioni di ceto colpendo politici, capi di stato e tanti vip vittime della loro stessa voglia, legittima ma ardita di questi tempi, di divertimento che hanno contratto il virus frequentando discoteche dove non si rispettavano le basilari norme di sicurezza (chi doveva vigilare perché si rispettassero, dormiva?) – chi continua a negare l’esistenza del covid 19 sarebbe il caso si fermasse un attimo a riflettere.

Per carità, ognuno è padrone della propria vita e dunque è libero di decidere che uso farne, ponendosi volutamente a rischio contagio. Tuttavia tale arbitrarietà decade nel momento in cui con il proprio comportamento si mette a rischio anche la salute degli altri.

È legittimo credere che il virus non esiste, che sia solo un’invenzione dei padroni del mondo per schiavizzarci e limitarci negli spostamenti, ma non potendone avere alcuna certezza, chi lo pensasse sarebbe il caso adottasse un minimo di prevenzione, non fosse altro per la salvaguardia della comunità cui appartiene.

L’appartenenza a qualunque contesto sociale impone il rispetto delle regole che lo disciplinano. Pretendere di goderne i diritti al pari degli altri, è giusto. Però, non esistendo solo i diritti ma anche i doveri, quando si appartiene a una comunità bisogna attenersi scrupolosamente agli obblighi prescritti dalle autorità. Seppure a imporli fosse l’antagonista politico verso cui si nutre disistima, o semplicemente chi la pensa in maniera diversa da noi.

In democrazia funziona così: chi ha la maggioranza parlamentare governa e legifera. Che poi tale maggioranza la si ritenga un riflesso opaco o del tutto dissonante dal voto che la espresse, inadeguata e quant’altro, trova il tempo che trova fino a che il Parlamento non verrà sciolto e non ve subentrasse una nuova. Fino allora quella che governa legifera ed approva le leggi dello Stato che vanno rispettate da tutti indistintamente. In primis da quanti rappresentano le istituzioni e da chi ambisce a rappresentarle. Se poi questi ultimi a corrente alternata un giorno dicono “sì” alla mascherina, l’indomani “no”; un giorno vogliono “aprire tutto”, l’indomani “chiudere tutto” solo per contraddire l’avversario politico, si assumono la responsabilità di inviare un messaggio ambiguo ai propri sostenitori e a quanti vivono con superficialità l’emergenza sanitaria, accrescendone la convinzione che il virus è tutta una montatura politica di chi governa per non mollare il potere e pertanto si sentono autorizzati a non prendere alcuna precauzione.

Per quanto riguarda le norme attuate dal governo italiano per fronteggiare il covid e contestate dalle opposizioni, dai negazionisti e dai complottisti, mi riferisco in particolare al lockdown, l’articolo 16 della Costituzione recita testuale: Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.

Per cui, nel caso specifico, accusare il governo di averci sequestrati per quasi tre mesi tra le mura di casa non sta né in cielo né in terra. La restrizione si rese necessaria a causa dell’estendersi a macchia d’olio del virus sul territorio nazionale. Seppure in diverse zone del paese la chiusura si poteva evitare o limitare, visto l’iniziale basso tasso di contagi al sud rispetto al nord dove il virus ha mietuto un elevato numero di vittime probabilmente a causa di una cattiva gestione dell’emergenza da parte di alcune amministrazioni regionali.

Alimentare nel paese il clima da guelfi e ghibellini che si respira, una grossa mano l’ha data involontariamente la scienza che, incapace di capire il virus, si è anch’essa divisa in due fazioni: una che crede fermamente nella sua esistenza e nella sua pericolosità; l’altra che invece lo considera poco più di un’influenza e pertanto irride, accusandola di allarmismo, la controparte. Senza contare i tanti medici specializzati in tutt’altre discipline che sentenziano sul virus come se fossero virologi e infettivologi di fama mondiale, confondendo con le loro opinioni, pronti a ritrattarle o a correggerle se venissero smentiti dai fatti, quella parte di opinione pubblica alla disperata ricerca di un appiglio in cui credere per sentirsi serena.

È ovvio che un simile scenario di incertezze caratterizzato dalle affermazioni e dagli atteggiamenti di chi dovrebbe rassicurare anziché incutere dubbi, accresca negli animi degli scettici la convinzione che il virus non esiste facendoli sentire in diritto di comportarsi come meglio gli aggrada, fregandosene di tutelare non solo se stessi ma anche gli altri; alcuni, i più estremisti, pretendono rispetto per le proprie posizioni, senza però mostrarne il minimo per quelle altrui.

I troppi scienziati e presunti tali che si alternano tutti i giorni in televisione, alla radio e sui giornali, rilasciando dichiarazioni con cui si smentiscono a vicenda, o dissertando in prolissi monologhi come se possedessero la verità assoluta, sarebbe bene se tacessero, o, ma sarebbe pretendere troppo, facessero un bagno di umiltà ammettendo che i primi a non capirci un tubo sono proprio loro per cui, nel dubbio, meglio essere prudenti.

A quel punto è probabile che anche il più convinto negazionista si passasse la mano sulla coscienza e, anziché disquisire come un Premio Nobel dalla propria pagina social, negando l’esistenza del virus citando pedissequamente Tizio, Sempronio e Caio, magari con l’ausilio di filmati tratti da youtube, per dimostrare che il virus non esiste, adottasse tutte le precauzioni necessarie per arginarne il diffondersi, iniziando dall’uso della mascherina in pubblico che dà fastidio a tutti, non solo a lui!

L’estate che volge al termine ha dimostrato che non vi è virus più pericoloso dell’opportunismo politico, dell’arroganza imprenditoriale, della supponenza abbinata all’ignoranza. Un mix esplosivo capace di fare più danni del covid 19, non solo in ambito sanitario.

Il prevalere del buonsenso è la migliore arma di prevenzione, adottarlo non costa nulla: siamo ancora in tempo!

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PARADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒ CON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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