
Dopo aver portato a termine senza tanti patemi la Napoli-Pompei, prima di stabilire se fosse il caso o meno di iscrivermi alla maratona di Napoli che si sarebbe corsa a febbraio del 2014, mi iscrissi alla Coast to Coast/Sorrento-Amalfi di metà dicembre: 32 km di cui oltre 20 lungo i tornanti e i saliscendi della costiera amalfitana.
Finora quella resta in assoluto la gara più bella a cui abbia partecipato. Bella non tanto per lo scenario mozzafiato in cui si svolse – quando sei in gara, soprattutto in una tosta come la Coast To Coast, concentrato come sei a gestire le energie per non rischiare di restare a secco di benzina prima dell’arrivo, del panorama te ne preoccupi relativamente – quanto per le emozioni che mi regalò.
Ancora oggi quando ripenso a quei 32 km mi coglie una profonda emozione.
A distanza di nove anni di quella gara ricordo distintamente ogni dettaglio come se l’avessi vissuta ieri: l’adrenalina a mille prima della partenza; i saluti e le battute di incoraggiamento tra noi runner; il lungo drappo di magliette colorate che allo sparo dello starter si dipanò lungo le vie di Sorrento; il gruppetto di atleti capitanato da Gelindo Bordin, medaglia d’oro nella maratona alle olimpiadi di Seul del 1988, che alla partenza trotterellava infischiandosene di quanti lo superavano, “tranquilli, tanto li prendiamo” li rassicurava Bordin dall’alto della propria esperienza; la lunga salita, dopo appena 2 km di gara, che da Sorrento si arrampica verso Sant’Agata dei due Golfi; la interminabile discesa che dal bivio con Sant’Agata scivola verso Praiano che affrontai allegramente, preda dell’entusiasmo, pagandone poi le conseguenze una volta giunto sulla costiera; il lungo serpente d’asfalto che traccia la costiera in un interminabile sequela di tornanti; la crisi che mi colse al 24 km, inducendomi a valutare se non fosse il caso mi ritirassi, mentre venivo superato dal gruppetto di Bordin che seraficamente trotterellava verso la meta; la sosta al rifornimento del 25 km per bere e mangiare rigeneranti tranci di frutta.
Ma soprattutto indimenticabile è l’ultimo chilometro, tutto in discesa, verso Amalfi. Man mano che mi avvicinavo al traguardo, sentendo la voce dello speaker, se non erro il compianto Marco Cascone, incoraggiare e salutare gli atleti all’arrivo scandendone cognome, società e tempo su un sottofondo musicale, fui colto da una tale emozione che iniziai a piangere come un ragazzino fino all’arrivo: non mi sembrava vero che ce l’avessi fatta.
Quando tagliai il traguardo, il risultato cronometrico di 3 ore e 04 minuti – una media di 5 minuti e 45 secondi a km – fu la conferma che non solo avevo fatto per le mie possibilità una gara più che dignitosa, ma soprattutto che ero pronto per la mia prima maratona.
La maratona di Napoli era ormai dietro l’angolo…