Man mano che si avvicinava alla costa, l’onda s’ingrossava sempre di più avvolgendo nel suo abbraccio schiumoso qualsiasi cosa si frapponesse al proprio cammino: pesci, granchi, conchiglie, uccelli, barche, uomini. Per un istante tutto veniva sfiorato e accarezzato dalla sua mano spumeggiante mentre, spedita, si ingrossava man mano che si approssimava alla spiaggia. In lontananza i surfisti pigramente rosolavano sulla spiaggia assolata. Vedendola arrivare, si alzarono dalle asciugamani, imbracciarono le tavole e si tuffarono in mare per andarle incontro. La montagna d’acqua e sale aveva raggiunto un’altezza tale che chiunque fosse riuscito a cavalcarne la cresta avrebbe sfiorato il cielo con un dito.
Appoggiandosi con le mani alle tavole distese sull’acqua, i surfisti nuotarono verso l’onda mulinando le gambe. Giunti al largo, continuando a mantenersi alle tavole, restarono sospesi nell’acqua in attesa di poter cavalcare il dorso dell’onda. Quando perceprino la corrente aunentare, si alzarono sulle tavole e, tenendosi in equilibrio con le braccia allargate, montarono l’onda lasciandosi trascinare verso riva dalla sua frizzante corsa. A turno quei temerari si infilavano di traverso nel tunnel di schiuma come se fossero inghiottiti dall’onda. Ricomparendo sulla sua cresta, uccelli svolazzanti in cielo d’acqua, sancendo il proprio dominio sull’elemento naturale.
I bagnanti, assiepati sulla riva, le mani sulla fronte per proteggersi gli occhi dal sole, ammiravano le evoluzioni di quei cow boy marini, scommettendo chi sarebbe caduto e chi invece sarebbe riuscito a completare quell’insolito rodeo. Con loro stupore, all’improvviso l’onda si srotolò in un tappeto di rilucente schiuma, consentendo ai surfisti di scivolare dolcemente sulla spiaggia indenni.
“È un miracolo” mormorò qualcuno tra la folla, ammirando i cavallerizzi avanzare sulla sabbia con le tavole sotto braccio.
“No” rispose uno di loro sorridendo, il viso abbronzato, “Nessun miracolo. L’onda è come la vita, alla fine aiuta sempre chi ha il coraggio di sfidarla, a costo di rimetterci la pelle, pur di essere se stesso!”