RISCOPRIAMO LE ORIGINI PAGANE DEL NATALE

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Tra poche ore sarà Natale, giorno dell’anno in cui i cristiani festeggiano la nascita di Gesù figlio di Dio. Che le origini del Natale siano di matrice pagana, lo deduciamo dalla data in cui lo si festeggia: il 25 dicembre è a cavallo col solstizio d’inverno, momento dell’anno in cui il sole nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre, sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno.
Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.

Nessuno dei vangeli canonici o finanche apocrifi ci danno delle indicazioni precise sulla presunta esattezza della data di nascita di Gesù, né quanto meno ci danno informazioni approssimative da cui la possiamo dedurre. Per cui, proprio il fatto che la tradizione cristiana e cattolica stabilisca la nascita del figlio di Dio in concomitanza con il 25 dicembre, ci spinge a ritenere il Natale una derivazione della tradizione pagana. Se poi questa derivazione rappresenti un’evoluzione o un’involuzione dell’originaria tradizione, a determinarlo sarà lo stato di coscienza dell’individuo maturato attraverso la sua formazione culturale e religiosa. È ovvio che per qualunque cristiano, o comunque chiunque abbia avuto una formazione culturale in sintonia con i canoni cattolici, indipendentemente se è praticante o meno,  il Natale rappresenta, insieme alla Pasqua, giorno della resurrezione di Gesù, il massimo momento cultuale dell’anno. Il cui aspetto va al di là della festività. Per costoro infatti il Natale è un giorno particolare da trascorrere rigorosamente in famiglia,  volgendo il proprio pensiero e il proprio cuore a Dio. Meditando su quanto sia grande il suo amore verso gli uomini al punto da spingerlo a scendere in terra, incarnandosi in un corpo umano per salvarli, prima, attraverso la diffusione del suo messaggio trascritto nei Vangeli, quindi col suo sacrificio sulla croce e successiva resurrezione dalla morte che ne attesta la reale natura divina da cui il cristianesimo trarrebbe la sua potenza rispetto alle altre religioni i cui “fondatori” erano uomini anziché divinità come lo fu Gesù. In virtù del fatto che Natale è il giorno in cui Dio nasce in terra, la tradizione impone che in questo periodo si sia tutti più buoni. Da qui probabilmente l’usanza dello scambio di regali da effettuarsi anche con chi non nutriamo particolare affinità!

Purtroppo, essendo da sempre la società dominata dal dio denaro, nel corso dei secoli, man mano che gli uomini evolvevano, socialmente e economicamente, il fenomeno puramente simbolico dello scambio dei regali ha assunto connotazioni di carattere commerciali, alterando completamente il senso religioso della festa ormai svilita a mero momento consumistico caratterizzato dalla corsa agli acquisti per i regali e il pranzo natalizio in barba a quei tanti milioni di persone sparse per il mondo che non hanno né pane né acqua per sfamarsi.

In questo momento dell’anno in cui tutti dovremmo essere più buoni, ho la sensazione che i nostri sentimenti sono completamente anestetizzati dal pensiero di cosa regalare a chi  e di cosa ingozzarci, dimenticando che nello stesso momento al mondo c’è chi mendica per le vie, si prostituisce e fa prostituire la propria moglie o i propri figli, perfino se bambini, perché non ha davvero nulla, nemmeno più la dignità!

Chissà se, riscoprendo il senso pagano del Natale, le cose non andrebbero un tantino meglio visto che quello cristiano, sotto molti aspetti, ha completamente fallito…

Buon Natale!

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PRADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒCON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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