Questa notte un sussurro mi ha destato. Ho aperto gli occhi e davanti a me c’era una splendida donna vestita di bianco che mi sorrideva.
“Chi sei?” ho chiesto alzandomi a sedere nel letto, stropicciandomi gli occhi con le mani
“Che importa chi io sia? Quel che conta è se sai chi tu sia!?”
“Sei la morte?” feci spaventato, convinto fosse giunta la mia ora.
“La morte non ti desta per portarti via con sé, la morte ti rapisce per sempre nell’oblio!” rispose lei prendendomi la mano. “Viene” disse attirandomi a sé.
“Dove mi porti?” feci alzandomi per seguirla, la mano stretta alla sua.
“Voglio mostrarti una cosa” rispose avviandosi verso la finestra. Spalancò le imposte e salì sul davanzale.
“Sei impazzita?” mormorai temendo volesse saltare nel vuoto.
“Non aver paura, fidati!” disse costringendomi a salire.
Il nero sudario della notte era rischiarato all’orizzonte da infiniti fasci di luce che si intersecavano tra di loro come l’inestricabile trama di un fitto ricamo. Dal mio cuore una sottile striscia di luce si tendeva verso quel mare di stelle filanti.
“Cosa succede?” domandai attonito.
“Ogni linea di luce proviene da un cuore” disse lei senza mai lasciarmi la mano. “Volevo mostrarti come il destino di ogni uomo è indissolubilmente legato a quello degli altri. Purtroppo solo nel silenzio della notte, quando le coscienze dormono e i cuori palpitano di sincerità, avvolti tra le soffici pieghe del sogno, è possibile rendersi conto di ciò. In pochi riescono ad acquisire tale consapevolezza, restando svegli nel mondo degli uomini!”
“Perché?”
“Perché i frastuoni della materia annichiliscono l’uomo, rendendolo schiavo dell’egoismo. Facendogli perdere contatto con la propria anima!”
Solo in quell’attimo mi resi conto del filo di luce che sfilava dal mio cuore attorcigliato al polso della donna a mo’ di bracciale. La sua mano lasciò la mia!
“Tu sei la mia anima!?” sussurrai. Più che una domanda era un’affermazione.
Sorrise. Senza rispondere, scese dal davanzale attirandomi a sé. Giunti ai piedi del letto si fermò, si spogliò e si volse verso di me mostrandomi tutto il suo splendore.
“Sei bellissima” balbettai, tremando come un ragazzino prossimo alla sua prima volta…
“Vieni” fece sdraiandosi su letto.
Facemmo l’amore fino all’alba. Non appena le tenebre iniziarono a schiarire e i rumori della città che si risvegliava iniziarono a invadere la stanza, i tratti della mia anima distesa supina accanto a me iniziarono a farsi sempre più evanescenti. A breve si sarebbe dileguata e chissà se l’avrei mai più ritrovata. Dopo un attimo di riflessione, ricordando che i frastuoni della materia annichiliscono l’uomo rendendolo schiavo dell’egoismo, facendogli perdere contatto con la propria anima, mi alzai dal letto raggiungendo la finestra. Chiusi le imposte e abbassai la persiana. Entrai in bagno, presi dal mobiletto l’ovatta, ne feci dei piccoli batuffoli con cui mi turai le orecchie, isolandomi dalle voci del mondo.
Esitante rientrai nella stanza. Distesa di fianco, la mia anima mi sorrideva. I tratti della sua bellezza avevano riacquistato consistenza materiale.
Mi distesi accanto a lei e tornai ad amarla per l’eternità!