
Il racconto che segue appartiene alla raccolta di racconti L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI – 10 racconti dell’anima, da me pubblicata con Amazon.
Faceva freddo quella sera.
Il respiro condensato nell’aria rendeva i passanti personaggi da fumetto.
Insinuandosi attraverso il sottile velo di nebbia che ammantava il borgo, il respiro del mare si diffondeva per le vie, accompagnando a braccetto le ombre infreddolite disegnate sull’asfalto dall’opaca luce dei lampioni.
All’incrocio tra il corso principale e la traversa che conduceva al porto, attraverso i vetri opachi di umidità, i neon rischiaravano il pub pullulante di avventori ai tavoli e al bancone che conversavano tra loro sorseggiando birra.
Ogniqualvolta la porta del locale si apriva, il freddo intenso serpeggiava all’interno costringendo qualcuno a urlare un drastico “La porta!”
“Che ore sono?” chiese l’uomo seduto sull’alto sgabello accostato al bancone, sorseggiando vin brulè.
“Le nove passate” rispose il barista, fissando le lancette dell’orologio sulla porta d’ingresso.
“Questa sera Mozart si fa attendere.”
“Mozart non ha alcuna concezione del tempo, a parte quello musicale. Scommetto che tra poco sarà qui.” All’improvviso l’enorme ombra si stagliò dietro alla porta.
“Eccolo” fece raggiante il barista.
L’ingresso si aprì. Un insolito calore scaldò il locale mentre Mozart avanzava tra i tavolini. La corporatura robusta e il viso rasato di fresco lo facevano apparire a un gigante buono.
Con passo leggero raggiunse il pianoforte in fondo al locale, salutato calorosamente da tutti. Si sfilò il cappotto e lo appese all’attaccapanni; regolò l’altezza dello sgabello; sollevò il panno di velluto dalla tastiera e intonò un notturno di Chopin.
“Suona qualcosa di allegro, Mozart” protestò una voce dal fondo della sala.
Le dita del pianista presero a danzare festosamente sui tasti.
Fino a notte fonda, Mozart allietò il locale con la sua musica, intervallando ogni due brani un sorso di birra e una manciata di patatine fritte.
La prostituta dai capelli rossi e dal trucco marcato si avvicinò al banco.
“Qual è il suo nome vero?” domandò, fissando Mozart. Indossava un vestito di alcune misure più piccole in modo da esaltare ancor di più l’esuberanza della propria femminilità. Su una spalla le pendeva la borsetta di finto pitone.
“Nessuno lo sa!” sussurrò il barista sporgendosi dal banco per sbirciare nel vistoso décolleté. “E’ apparso all’improvviso tre anni fa: entrò, si sedette al piano, lo accordò e iniziò a suonare. Da allora, tutte le sere è così. C’è chi presume sia un esule, chi un ricercato, chi un innamorato deluso. Per quanto mi riguarda lui è Mozart e basta!”
“Suona in maniera divina” disse ammirata.
“Il meglio deve ancora venire” sorrise lui riempiendole un bicchiere di whisky.
A mezzanotte in punto Mozart intonò un brano dolce che scosse le coscienze, suffragando la redenzione nell’animo dei presenti.
“Che bello” sospirò la prostituta avvicinandosi al piano.
Mozart le sorrise. Con lo sguardo la invitò a sedersi al suo fianco. Il calore del corpo di lei al suo alimentò l’estro dell’artista.
Le dita di Mozart volavano allegramente sui tasti come angeli il giorno della resurrezione di Cristo.
“Suona anche tu” la invitò.
“Non so suonare” si dispiacque.
“La musica è uno stato d’animo. Prova a suonare!?” la incoraggiò.
Scettica, accostò le dita alla tastiera.
“E adesso?” domandò timidamente, incrociando lo sguardo luminoso del musicista.
“Chiudi gli occhi e ascolta il battito del tuo cuore” sussurrò, sfiorandole le dita con la mano.
Ubbidiente, lei serrò le palpebre e intonò una fredda e stonata melodia.
Sorridendo, Mozart si alzò, prese il cappotto e glielo adagiò sulle spalle.
Quel gesto compassionevole sortì un effetto magico. Istantaneamente la musica senz’anima si trasformò in un’armoniosa melodia, inondando d‘amore il locale. Il pianto lavò via dal viso della disgraziata la volgare maschera tratteggiata con matita e rossetto, svelando i tratti di una di una vita sofferta, densa di umiliazioni ma che non aveva mai perso la speranza.
Mozart le si sedette accanto e suonò con lei. Nella strada la nebbia si diradò, il rilucente firmamento si mostrò agli sguardi degli uomini in tutto il suo splendore.
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