OGGI PARLIAMO DI ENERGIA

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Nell’attesa che l’emergenza sanitaria passi e potremo finalmente tornare – si spera – alla vita di sempre, con un gruppo di amici ci ritroviamo in chat due volte a settimana per discutere di argomenti vari: ieri la discussione verteva sull’energia. Di seguito le mie considerazioni sul tema.

Per energia s’intende tutto ciò che mette in movimento la materia inerte o è in grado di modificarne la forma mediante un lento procedimento di lavorazione come ad esempio quello con cui l’acqua di un torrente, scorrendo nel greto, leviga le pietre modificandone l’aspetto.

Volendo usare un’ulteriore metafora per rendere ancora meglio l’idea, immaginiamo l’uroboro, il serpente che si morde la coda, a cui solitamente si attribuisce valenza negativa identificandovi chi si fa del male da solo.

Lo stesso uroboro richiama a sua volta alla mente l’immagine della ruota, simbolo per eccellenza del movimento. Per cui il richiudersi in se stessi non rappresenterebbe soltanto un aspetto autodistruttivo, ma anche uno positivo in quanto il raccoglimento introspettivo sarebbe l’implosione da cui scaturirebbe la successiva esplosione, sprigionando un carico energetico tale da modificare con la propria forza dirompente il paesaggio circostante, ossia il nostro mondo personale; modificandone la morfologia e influenzando quanti lo abitano, spesso costringendoli ad adattarsi alle nuovi condizioni derivanti dal cambiamento scaturito dalla deflagrazione.

Focalizzando il discorso sull’uomo, potremmo affermare che l’input energetico che lo spinge a compiere un’azione è frutto degli stati d’animo che attraversa, i quali sono a loro volta prodotto di una condizione mentale allegra o sofferente. Non a caso se una persona è depressa e non ha voglia di fare niente, abbandonandosi pericolosamente all’inedia, se ne attribuisce la causa alle preoccupazioni che l’affliggono, ossia a un surplus di pensieri negativi o pressanti che ne gravano l’animo. Viceversa, se è soggetta a euforia o spensieratezze la causa la si attribuisce a eventi fausti che alleggeriscono l’anima rendendola felice.

Volendo dare un nome a questa energia positiva, potremmo chiamarla entusiasmo, che a sua volta deriverà da a uno stato interiore dell’individuo che potremmo identificare con l’amore, non limitando il significato di quest’ultimo al rapporto tra due persone che si vogliono bene, bensì estendendolo a tante altre sfere della vita di ognuno di noi, avendo l’amore infinite sfaccettature: si può amare un oggetto, una condizione di stato, una professione, un luogo, un animale.

Asserisco ciò in quanto ritengo che amore è tutto ciò verso cui ci sentiamo attratti, puntando a ottenerlo o realizzarlo a ogni costo perché solo in quel modo saremmo felici.

La figura dell’uroboro ci dice che solo chi si impegnerà a realizzare i propri desideri, riuscirà a dare un senso alla propria esistenza essendo la realizzazione di un desiderio la realizzazione di se stessi.

Volendo estremizzare, potremmo asserire che l’energia che anima gli uomini è il bisogno di soddisfare l’amor proprio. Solo soddisfacendo i propri bisogni interiori ci si sente bene, felici, appagati- Condurre una vita di sacrifici, soffocando se stessi al fine di allinearsi a quanto è imposto dalla società, seppure facendolo ottenessimo un buon tornaconto materiale, alla lunga ci scopriremmo vittime del rimpianto per non essere riusciti a dare voce al nostro io realizzando ciò che ci stava a cuore.

Probabilmente è questo uno dei motivi per cui tante persone che conducono una vita apparentemente invidiabile, spesso sono vittime della depressione, giungendo a compiere gesti estremi. Al contrario chi invece vive in maniera semplice o poco abbiente, spesso mostra una serenità disarmante, a riprova che non sempre alla realizzazione materiale corrisponde quella spirituale.

Ritengo che l’adoperarsi per realizzare i propri sogni, dunque se stesso, sia l’energia che anima l’uomo. Del resto osservando la natura, di cui l’uomo è parte integrante, vediamo che non si fa scrupoli a essere se stessa. E quando l’intervento dell’uomo tende ad alterarne l’aspetto o l’orientamento, gli si ritorce contro riappropriandosi con gli interessi di quanto era stata defraudata.

Concludendo credo che per gli uomini il vero propulsore che li spinge ad agire sia l’amore per se stessi. Non a caso si dice che se prima non impariamo ad amarci, non possiamo amare gli altri!

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PRADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒCON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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