Nell’attesa che l’emergenza sanitaria passi e potremo finalmente tornare – si spera – alla vita di sempre, con un gruppo di amici ci ritroviamo in chat due volte a settimana per discutere di argomenti vari: ieri la discussione verteva sull’egoismo. Di seguito le mie considerazioni sul tema.
Se per gli argomenti precedentemente affrontati – pazienza ed energia – non ho mai fatto riferimento alla loro etimologia, limitandomi a trarre considerazioni sul loro significato unicamente da ragionamenti personali frutto dell’esperienza, per quanto riguarda l’egoismo, credo che invece valga la pena iniziare a parlarne partendo proprio dall’origine etimologica del vocabolo.
La parola EGOISMO è formata dal latino ego, io, con la terminazione alla greca ismo. Con esso si intende: amore viziosi di se stesso, per il quale l’uomo attende solamente all’utile suo, postergando l’altrui.
In pratica l’egoista antepone se stesso agli altri che ai suoi occhi appaiono come mero serbatoio di materiale da costruzione di cui servirsi, come se fossero mattoni a sua disposizione per l’edificazione del proprio castello.
Nello scorso appuntamento, parlando di energia, ho affermato che, secondo me, uno dei serbatoi da cui l’individuo può attingerla per trarre lo spunto per vivere è l’amor proprio. Bene, da un certo punto di vista, l’egoismo potrebbe apparire come una forma di amor proprio e forse, volendo estremizzare, sotto alcuni aspetti potrebbe anche esserlo.
Tuttavia l’amor proprio, così come tutti i rapporti d’amore, sarebbe regolamentato dal compromesso in maniera che l’innamorato – anche chi è innamorato di se stesso – non sconfini dal rispetto dell’altrui libertà, lasciando agli altri – compagno/a o mondo che lo circonda – la possibilità di essere a loro volta se stessi senza soffocarne la personalità, non indulgendo in un atteggiamento possessivo.
Nel caso specifico dell’egoismo quasi sempre si sconfina nell’altrui strumentalizzazione, tendendo a imporre sempre e comunque le proprie ragioni, anche avvalendosi della forza e della violenza se lo si ritenesse necessario, senza preoccuparsi di quali siano i bisogni degli altri in quanto l’egoista vive solo per se stesso.
Tuttavia, poiché ogni cosa ha il rovescio della medaglia, anche l’egoismo non sfugge a questa regola. A volte, riferendoci alle caratteristiche comportamentali che dovremmo adottare per la realizzazione di un progetto, utilizziamo la particella sano egoismo la quale, facendo precedere il sostantivo egoismo dall’aggettivo sano, ammette che, così come un veleno, utilizzato in piccole dosi, può trasformarsi in medicinale, altrettanto un pizzico di egoismo può risolversi positivamente nella realizzazione di un progetto.
Tralasciando le eccezioni, ritornando al nocciolo della questione, come ho già detto, ritengo che l’egoismo sia la tendenza dell’individuo a imporre sempre e comunque se stesso e i propri bisogni sugli altri, senza minimamente preoccuparsi delle loro esigenze. Addirittura l’egoista pianifica la vita degli altri per ottenerne un proprio tornaconto. Potrebbe essere il caso di alcuni genitori che riflettono se stessi nei propri figli, imponendogli di realizzare ciò che loro avrebbero voluto compiere da giovani ma a cui dovettero rinunciare; appagando così la propria insoddisfazione attraverso la prole, senza minimamente preoccuparsi di conoscerne le reali aspirazioni e desideri aiutandola a realizzarli, bensì tarpandole le ali.
In questo caso però, l’egoismo sarebbe conseguenza di una voglia repressa che si manifesta in tutta la propria potenzialità distruttiva nel momento in cui si presenta l’opportunità di poter finalmente realizzare i sogni repressi di quando si era ragazzi. Non è detto infatti che la persona in questione si mostri egoista a prescindere.
Molteplici possono essere la causa dell’egoismo. Presumibilmente tutte vanno cercate nell’infanzia, ossia in qualche esperienza traumatica vissuta da bambini o ragazzini, successivamente rimossa dalla coscienza, i cui effetti si sono impressi in modo indelebile nell’inconscio della persona determinando l’egoista che conosciamo. Eppure questa probabilità si infrange davanti a un’altra realtà: spesso l’egoismo si accompagna alla presunzione che è sintomo di un eccesso di autostima in se stessi, inducendo a pensare che possa derivare da un abnorme considerazione che l’individuo ha di se stesso.
Se l’egoismo derivi dalla presunzione o, viceversa, fosse la presunzione a derivare da esso, non saprei dirlo. Personalmente sarei propenso ad affermare la prima opzione. Anche se non bisogna dimenticare che la presunzione quasi sempre cammina a braccetto con l’ignoranza, mentre l’egoismo non lo troviamo solo negli ignoranti, ma soprattutto in chi ha un alto livello culturale e intellettivo.
A questo punto il nocciolo della questione è: perché si ha una così bassa considerazione negli altri, al punto da giungere a schiacciarli, mentre se ne ha tanta in se stessi?
Non mi sentirei di escludere che l’egoismo possa essere lo scudo dietro cui chiunque fosse consapevole, seppure a livello inconscio, delle proprie debolezze, erge davanti a sé per evitare che il mondo se ne approfitti.
Quello che lascia scettici è che spesso l’egoista ha improvvisi picchi di altruismo tanto da indure a pensare che quelle evidenti contraddizioni nel suo modo di essere potrebbero essere lo svelamento, seppure momentaneo, della sua vera natura altruistica che egli soffoca per timore d’essere oggetto di sfruttamento da parte degli altri.
Concludendo, partendo dalla consapevolezza che in tutti quanti noi è insita una punta di egoismo – molti non lo ammetteranno mai, altri, essendone consapevoli, tendono a dominarla – potremmo asserire che l’egoismo è l’esasperante bisogno dell’individuo di affermare se stesso, le proprie ragioni e necessità, a ogni costo, trattando gli altri come se fossero birilli d’abbattere o pedine di cui servirsi per avere il proprio tornaconto, non preoccupandosi che, così facendo, crea il vuoto intorno a sé in quanto egli vive solo per sé.