La convocazione questa mattina di Mario Draghi al Quirinale per ricevere dal Presidente Mattarella l’incarico di formare un governo tecnico istituzionale, dopo che il mandato esplorativo del Presidente della Camera Fico è naufragato, rappresenta la vittoria di Matteo Renzi e la sconfitta non solo della politica ma di un buona fetta di addetti ai lavori dell’informazione i quali, quando sentivano tirare in ballo come probabile nuovo premier il nome dell’ex Presidente della BCE, si scompisciavano dal ridere, affermando con sicumera dalle colonne dei loro giornali, dai salotti televisivi o dalle loro pagine social “Draghi non ci pensa proprio, non è stupido!”.
Ora che anche loro sono stati malamente smentiti dai fatti, a testimonianza che nessuno è perfetto, sono curioso di vedere se costoro avranno il coraggio di fare mea culpa; di ammettere che i primi a non capirci una mazza sono loro, non solo del perché Renzi abbia aperto la crisi in un momento così sensibile per il paese, ma perché Draghi sia stato chiamato in causa quando loro stessi escludevano a monte una simile eventualità!
Certo, non si può escludere che l’illustre finanziere dica di no. Ma, francamente, pochi sono i dubbi che faccia un torto a Mattarella. Quello che più preoccupa sono quali condizioni porrà per accettare l’incarico!
Tutti ricordano con orrore quanto fece il governo Monti, in primis la riforma delle pensioni targata Fornero tuttora maledetta da milioni di cittadini!
In attesa di conoscere gli esiti di questo teatrino che ha lasciato con un palmo di naso tutti, inclusi i primi della classe, una cosa credo la si possa già affermare senza paura di essere smentiti: Renzi ha vinto a prescindere. I soloni della cultura e dell’informazione italiana, hanno perso. Per quanto riguarda la politica, meglio stendere un velo pietoso!
Quel che preoccupa è che, alla fine, a rimetterci le penne saranno per l’ennesima volta gli italiani.
Speriamo che nel momento in cui dovessero varare una manovra che lede i diritti dei cittadini, il ministro di competenza ci risparmi almeno le sue lacrime di coccodrillo.
Il pianto di dolore dell’allora ministro Fornero quando varò la sua famigerata riforma pensionistica ancora risuona come una presa in giro nelle orecchie di tanti disperati che in un baleno videro cancellati i diritti acquisiti in anni di lavoro!