Di seguito la versione integrale dell’articolo pubblicato su QuiCampiFlegrei.it relativo alla presentazione a Bacoli, presso la biblioteca comunale di Villa Cerillo, del mio romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒ CON IL MARE (Edizioni Helicon)
A distanza di un anno dalla sua pubblicazione, venerdì 25 giugno a Bacoli, presso la biblioteca comunale di Villa Cerillo, si è presentato il romanzo di Vincenzo Giarritiello IL RAGAZZO CHE DANZÒ CON IL MARE (Edizioni Helicon). I tempi dilatati dalla pubblicazione alla sua prima presentazione sono conseguenza del Covid che ormai da oltre un anno ha letteralmente trasformato le nostre vite, limitando e regolamentando le occasioni di incontri in presenza in rapporto alla crescita e decrescita dei contagi.
Dopo i saluti introduttivi della scrittrice e poetessa Annamaria Varriale in veste di moderatrice, la parola è passata alla direttrice della biblioteca, dottoressa Adelaide Miriana, per i saluti istituzionali. La serata è quindi entrata nel vivo con gli interventi dei relatori i docenti Nicola Magliulo e Ernesto Salemme i quali hanno messo in risalto sia il tema portante del romanzo – il destino e la possibilità dell’individuo di poterlo modificare cambiando il proprio modo di pensare e quindi di agire -, ma anche come il romanzo affronti il tema dell’immortalità dell’anima e quello del conflitto generazionale genitore/figlio.
Sia Magliulo che Salemme si sono molto soffermati su quest’ultimo aspetto, auspicando che il libro possa risolversi in un elemento di discussione sull’argomento, organizzando in futuro nuovi incontri con l’autore. Magari nelle scuole, coinvolgendo alunni e genitori per chiarificare una volta e per sempre che i figli non sono un mezzo di rivalsa sociale concesso agli uomini per realizzare attraverso di loro se stessi. Bensì esseri umani cui va lasciata piena libertà di scelta, seppure le proprie decisioni confliggessero con gli auspici paterni e materni. Ovviamente vigilando in maniera discreta per assicurarsi che non commettano passi falsi.
Non meno interessante e ricco di spunti di riflessione è stato l’intervento dell’editore flegreo Rosario Scavetta che si è invece soffermato sullo stile surreale del romanzo la cui collocazione geografica e temporale indefinite consentono al lettore di spaziare con la fantasia immaginandosi sia il luogo sia l’epoca in cui la storia si svolge. Scavetta ha inoltre fatto notare che, rispetto agli standard degli autori locali che amano ambientare i propri lavori nell’atmosfera flegrea, Giarritiello adatta le proprie storie in luoghi diversi rispetto a quelli in cui vive, ammantandole di surreale ricordando Kafka e gli scrittori sudamericani.
Invitato dalla moderatrice a rispondere alle osservazioni e alle domande dei relatori, l’autore si è detto d’accordo con loro, spiegando la genesi del romanzo la cui prima stesura risale agli inizi del 2000: lasciato a decantare per circa 16 anni, il libro fu ripreso e riscritto praticamente da capo nell’estate del 2018, pur lasciando inalterata la struttura originale, inserendovi nuovi episodi tra cui l’incontro con il guardiano del faro che trae spunto dall’intervista che l’autore fece al farista di Capo Miseno alla fine degli anni 90.
Agli interventi dei relatori si sono intervallate le letture di alcuni brani del romanzo effettuate dalla giornalista Laura Bercioux de La Voce di New York.
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