L’incendio sprigionatosi ieri pomeriggio nell’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, riducendo completamente in cenere le gradinate in legno dell’arena romana, riporta prepotentemente in auge l’annosa questione sulle reali competenze a livello locale relative alla tutela e manutenzione dei beni culturali sparsi sul territorio.
A prescindere dall’evento in oggetto, e al di là delle effettive responsabilità che saranno accertate dall’autorità giudiziaria – da ieri è in corso il rimpallo di responsabilità sul rogo tra chi le attribuisce al Comune e chi al Mibact e alla Soprintendenza -, ragionando in senso lato, sbaglierebbe chi asserisce che gli enti locali non avrebbero alcuna responsabilità nella gestione del patrimonio culturale del proprio territorio.
Come fa notare il sito openpolis.it: Nonostante la centralità dello stato in questo ambito, gli enti territoriali hanno un ruolo nella gestione del patrimonio culturale e questo è individuabile anche nei loro bilanci. Le amministrazioni locali possono infatti destinare parte delle loro risorse alla sezione di bilancio dedicata alla tutela e alla valorizzazione di beni e attività culturali, che si divide in due voci di spesa: “valorizzazione di beni di interesse storico” comprende le spese per la manutenzione e la ristrutturazione di strutture di interesse storico e artistico. Sono inoltre incluse le risorse destinate alla realizzazione di iniziative per promuovere il patrimonio dell’ente. “attività culturali e interventi diversi nel settore culturale” comprende le spese per le attività culturali e il funzionamento di strutture che non sono di interesse storico, ma hanno finalità culturali. Ad esempio, sono incluse in questa voce le attività di sviluppo e coordinamento delle biblioteche comunali e il sostegno a manifestazioni culturali.
Se a ciò aggiungiamo quanto riportato nell’ultimo capoverso a pag. 14 della relazione LA GESTIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO CULTURALE IN ITALIA: LA RELAZIONE FRA TUTELA E VALORIZZAZIONE stilata a ottobre 2011 con il contributo di Intesa San Paolo, che esordisce con “È cambiato il piano degli attori che devono farsi carico della custodia, della conservazione e della valorizzazione del patrimonio e delle aspettative nei loro confronti”, per cui gli enti locali, tra cui i Comuni, sarebbero corresponsabili della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale di un territorio, unitamente a concessionari privati, è evidente che sarebbe troppo semplicistico attribuire al Mibact e alla Soprintendenza esclusive e presunte inadempienze nella tutela del sito archeologico che avrebbero causato poi l’incendio.
In attesa che si chiarisca la causa dell’incendio e si individuino eventuali responsabilità, c’è da auspicare che questo triste evento apra finalmente gli occhi a chi di dovere affinché i tesori archeologici puteolani vengano rivalutati e tutelati come si conviene, a partire dalla necropoli sottostante il Ponte Copin, sempre più divorata dalla vegetazione senza che nessuno se ne preoccupi quasi non esistesse.
La verità è che non siamo degni delle ricchezze e bellezze che abbiamo nel nostro territorio.