AL PRATELLO DI POPPI, “LE DONNE ITALIANE” DI UGO FOSCOLO

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Martedì 17 agosto a “Il Pratello” di Poppi/AR si è presentato il volume DONNE ITALIENE di Ugo Foscolo, a cura di Andrea Pellegrini; traduzione di Silvia Franzoni; edito dalle Edizioni Helicon nella collana Occhio di Bue curata da Andrea Pellegrini e Michele Rossi; moderatrice della serata la professoressa Cristiana Vettori.

Il libro raccoglie un lungo articolo pubblicato dal Foscolo sul “London magazine” del 1° ottobre 1826, esattamente un anno prima dalla sua morte a Londra il 16 settembre 1827. Si tratta di “un eloquente pamphlet dal tenore europeo ricamato intorno all’anacronistico, eppur vegeto, status delle donne di quello strano mondo occidentale frammentato e in disgrazia che era l’Italia. Costrette a matrimoni di convenienza, le aristocratiche italiane si davano infatti spesso, una volta maritate, al libertinaggio, in cerca d’amore e libertà”, come leggiamo sulla bandella del volume.

In appendice, un breve saggio del curatore dal titolo “Vi ha ingannato, madama, chi mi ha dipinto come un libertino” che, riprendendo una frase del Foscolo, rivela quale fosse lo stile di vita cui era avvezzo, almeno in apparenza, l’autore dell’Ortis e Dei Sepolcri. Cosa del tutto inimmaginabile per chi come il sottoscritto considerava e considera il Foscolo una persona triste e malinconica a causa del modo in cui lo si presenta a scuola. Apprendere che l’autore Dei Sepolcri amava la vita e le donne – collezionò una sfilza infinita di amanti, tutte appartenenti all’aristocrazia e dotate di un fine intelletto, tra cui spiccano Teresa Pikler Monti moglie di Vincenzo Monti traduttore dell’Iliade e la contessa Antonietta Fagnani Arese per la quale compose l’”Ode all’amica Risanata” – mi ha suscitato interesse e curiosità, ripromettendomi di approfondirlo sfrondandomi dai preconcetti derivanti dagli studi scolastici.

Personalmente ritengo che l’importanza di questo libricino consista proprio nel far conoscere al pubblico un Foscolo ignoto, introducendolo a pieno titolo tra gli autori femministi ante litteram.

Quest’aspetto politico dello scritto, lo si evince già dalle prime righe. Foscolo esordisce, scrivendo: “Sebbene il degrado politico dell’Italia possa essere ricondotto a una varietà di cause, nessuno ha mai dato sufficiente importanza alla più profonda ed ingannevole di esse; la quale è da individuarsi nella tolleranza, o per esprimersi può correttamente, nei privilegi concessi, per quel che riguardano le violazioni della sanità del matrimonio, tra persone distinte per rango e per ricchezza”, e successivamente in una frase, ripresa dal curatore per introdurre il saggio a margine, tratta da “Dei viaggi classici” del 1826: “Forse la decadenza politica dell’Italia può riconnettersi alle promiscue nozze delle classi elevate”.

In sintesi, il testo è un’accurata analisi della società italiana dell’epoca dove i matrimoni in ambito aristocratico venivano stabiliti a tavolino dai genitori dei futuri sposi come se stipulassero un contratto di affari – nella maggior parte dei casi era proprio così – senza mai interpellare i diretti interessati per conoscerne l’opinione. In particolare le vittime, mi si conceda l’utilizzo di questo sostantivo, di tali accordi erano le fanciulle cui veniva quasi sempre imposto di sposare un uomo molto più anziano di loro in modo che i genitori erogassero una dote inferiore rispetto a quanto avrebbero dovuto sborsare se lo sposo fosse stato giovane.

È ovvio che questi matrimoni con uomini non più nello splendore degli anni e del pieno vigore fisico ponevano le basi affinché, non appena si fossero sposate e quindi liberate dal giogo famigliare, le novelle signore fossero indotte a soddisfare il proprio bisogno di amore e di felicità tra le braccia di uomini più giovani e che amassero davvero; magari quegli stessi cavalier serventi, quasi sempre parenti dello sposo, il cui compito consisteva nell’accompagnarle a teatro e altrove mentre il marito curava gli affari di famiglia.

Concludendo, credo di non sbagliare definendo LE DONNE ITALIANE una sorta di apologia delle donne italiane in un’epoca dove i sentimenti, le speranza e le ambizioni femminili venivano soffocate dai meri interessi di famiglia, dando vita a una società retta sull’ipocrisia.

E come Foscolo fa notare fin dall’inizio, una società strutturata in questo modo era condannata inesorabilmente alla decadenza!  

Buona Lettura.

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PRADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒCON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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