Quando, bambino, camminando per i boschi in compagnia del nonno, si divertiva a staccare una foglia da un ramo, un ramo da un albero, a cogliere un fiore da un prato, l’anziano lo rimproverava:
<<Perché vuoi far del male alla natura? Non lo capisci che, così facendo, soffre?>>
<<Ma nonno è solo una pianta!>> rispondeva stupito.
<<No, è una creatura vivente!>>
<<Ma se non parla né cammina?>>
<<Come puoi esserne sicuro, tu conosci la natura? Sai distinguerne le infinite voci e movimenti?>>
<<No!>>
<<Appunto. Se non conosci qualcosa come puoi esprimere giudizi su di lei? Non sai che le piante crescono?>>
<<Certo che lo so?>>
<<Non ne senti il fruscio quando spira anche solo un soffio di vento?>>
<<Certo che sì!>>
<<E questo non ti basta per dubitare che anche loro sono esseri viventi che si muovono e parlano?>>
A quel punto non rispondeva, metteva il broncio e per il resto della passeggiata non proferiva parola.
Crescendo, dimenticò quegli ammonimenti.
Passeggiando per boschi e prati, staccava rami, foglie e fiori senza le intimazioni del nonno ormai scomparso da tempo.
Una mattina, inoltrandosi su un sentiero nella foresta che correva parallelo al fiume, stanco, decise di sedersi sulla sponda per riposarsi e rifocillarsi.
Mangiando il panino fissava il fiume scorrere ai suoi piedi. Solo allora percepì il rumore dell’acqua che, svicolando tra i sassi dell’alveo, fluiva verso la foce.
Istintivamente ripensò al nonno e alle sue parole sugli infiniti aspetti e voci della natura.
Chiusi gli occhi, porse la massima attenzione allo scorrere dell’acqua. All’improvviso il rumore si tramutò in un canto melodioso.
Senza accorgersene la sua voce si unì a quella del fiume diventando una voce sola.
Man mano che la canzone si diffondeva nell’aria, altre mille voci si univano alle loro dando vita a un unico coro.
Più il canto si diffondeva tutt’intorno più lui si sentiva felice.
All’improvviso sentì la voce del nonno sussurrargli all’orecchio:
<<Hai visto che avevo ragione? La natura è viva, parla. Ma fino a quando non ci porremo in sintonia per percepirne e interpretarne la voce, considereremo rumori quelle che sono parole. La voce della natura ha il potere di spalancarci le porte a quel mondo ancestrale al quale apparteniamo ma di cui abbiamo perso ogni ricordo. Se solo per un attimo ci sedessimo sulla sponda di un fiume, sotto un albero o in una radura, chiudessimo gli occhi e ascoltassimo i suoni che ci circondano, probabilmente riscopriremmo noi stessi!>>
<<Hai ragione>> rispose mentalmente.
<<Va, sposati con lei!>>.
<<Sì!>>
Si alzò, si spogliò nudo ed entrò nell’acqua ghiacciata: un caldo abbraccio di donna lo accolse in sé!