All’ArtGarage le foto di Robbie Mcintosh

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Sabato 6 novembre all’ArtGarage di Pozzuoli ( Parco Bognar, 23, nei pressi della stazione della Metro FS/Pozzuoli Solfatara) nell’ambito della rassegna fotografica FOTOARTinGARAGE organizzata e curata da Gianni Biccari si è inaugurata la mostra fotografica di Robbie Mcintosh. L’esposizione, che si protrarrà fino e venerdì 19 novembre, è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 22 e il sabato dalle 10 alle 20. Domenica chiuso.

Per l’occasione abbiamo intervistato il protagonista Robbie Mcintosh

Robbie sei un fotografo professionista o fotografi per passione?

Sono un dilettante, fotografo non appena sono libero dal lavoro.

Che attività svolgi?

Sono ingegnere per cui mi occupo di tutto ciò che non è artistico. Attraverso la fotografia sfogo le mie velleità artistiche.. Fotografo essenzialmente su pellicola e poi sviluppo da me sia il bianco/nero che il colore.

Come mai questa predilezione per la pellicola rispetto al digitale che oramai va per la maggiore?

Mi piacciono i tempi lenti della fotografia analogica e poi mi piace che la fotografia abbia un supporto fisico a partire dal negativo. Penso alle migliaia di files digitali che si perdono oppure se in quel mare magnum di scatti una persona riuscirà a vedere una foto una seconda volta. Mentre l’analogico, proprio per le sue restrizioni dovute al rullino che ti impone di scattare massimo 36 pose quando fotografi in 135, 12 o 10 pose quando invece fotografi in 120, è molto più lento e quindi più gestibile..

Possiamo dire che ti piace l’artigianato fotografico?

Sì, si può dire.

Possiamo quindi affermare che sei un artigiano della fotografia?

No, assolutamente. Mi reputo un appassionato della fotografia.

Da quando tempo fotografi?

Quando ero ragazzino mi piaceva armeggiare con le macchine fotografiche: durante le gite scolastiche ero io che scattava le foto ricordo. Però un conto è fotografare per il gusto di scattare e un altro è fotografare avendo consapevolezza di quel che si fa.

Che tipo di fotografia è la tua?

Di due tipi: mi piace fotografare le persone e mi piace fotografare luoghi completamente spopolati dove però si evince la presenza dell’uomo dall’alterazione e devastazione del paesaggio.

Per quanto concerne le persone, prediligi fotografare ritratti o figura intera?

Personalmente preferisco fotografare la persona a trecentosessanta gradi per cui alcune foto sono dei ritratti in posa, altre sono istantanee in cui colgo la situazione, il momento.

Questa è la tua prima mostra o già ne hai fatte altre?

Come individuale è la prima. In passato ho partecipato a delle collettive.

Sempre a Napoli?

Prevalentemente Napoli, a Trieste lo scorso anno sempre insieme ad altri fotografi.

Che tipo di foto esponi qui all’ArtGarage?

Questa mostra è una sintesi, più che una selezione, di foto che risalgono al 2012, l’anno in cui presi l’abitudine a sviluppare la pellicola.

Quindi potremmo dire che queste sono le foto con cui ufficialmente nasce Robbie Mcintosh fotografo…

Sì, ed è un discorso che va avanti dal 2012 al 2021. Ogni fine settimana da maggio a settembre me ne vado in giro per le spiagge popolari dove la gente perde ogni inibizione e mostra il proprio corpo in maniera candida, innocente. È stato un processo lungo perché mi sono dovuto fare accettare in quanto mi piace essere presente sulla scena, mostrarmi anziché rubare scatti. A me piace essere nel vivo della scena tant’è che fotografo utilizzando obietti da 28/35 millimetri, mai lunghezza focali più lunghe, proprio perché mi piace dare un senso di partecipazione. Vado lì, ascolto le storie di queste persone e poi le fotografo. In questi luoghi c’è uno spaccato della società napoletana, si va dal detenuto agli arresti domiciliari che scende in spiaggia a fare il bagno all’avvocato che va lì per prendere la prima abbronzatura.

Su quali spiagge solitamente fotografi?

Solitamente fotografo su quel tratto di spiaggia che va da Santa Lucia al lido “mappatella”, facendo un salto a Marechiaro e al Palazzo degli Spiriti.

Qual è la reazione della gente alla tua presenza?

Si va dall’indifferenza all’esibizionista, ossia colui che pretende di essere fotografato – quando carico il rullino già so che cinque/sei scatti se ne andranno per fare dei ritratti che mi verranno espressamente chiesti. Poi ci sono stati anche casi in cui sono stato costretto a fronteggiarmi con la polizia chiamata da chi dava fastidio la mia presenza. Alla fine tutto si è risolto in una bolla di sapone.

Oltre a questa mostra stai preparando qualche altro progetto?

Mi piacerebbe sempre dare una forma libro a delle fotografie, non so se a questa serie o a quella dei non luoghi.

Cosa intendi per non luoghi?

Paesaggi inventati dall’uomo come ad esempio lidi abbandonati, linee elettriche in una vallata, il tutto in linea con i fotografi americani degli anni settanta.

Quali sono i tuoi maestri?

Oltre agli americani, gli italiani Luigi Ghirri e Giovanni Chiaromonte.

Cosa ti aspetti da questa mostra?

Lo scopriremo vivendo, tutto ciò che verrà sarà guadagnato

About Post Author

vincenzo giarritiello

Nato a Napoli nel 1964, Vincenzo Giarritiello fin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura. Nel 1997 pubblica L’ULTIMA NOTTE E ALTRI RACCONTI con Tommaso Marotta Editore; nel 2000 LA SCELTA con le Edizioni Tracce di Pescara. Nel 1999 la rivista letteraria L’IMMAGINAZIONE pubblica il suo racconto BARTLEBY LO SCRIVANO… EPILOGO, rivisitazione del famoso racconto di H. Melville. Dal 2002 al 2009 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi tra cui uno presso la sezione femminile dell’IPM di Nisida, esperienza che racconta nel libro LE MIE RAGAZZE – RAGAZZE ROM SCRIVONO edito nel 2019. Tra il 2017 e il 2020 ha ristampato L’ULTIMA NOTTE e pubblicato SIGNATURE RERUM (il sussurro della sibilla), RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PRADISO IN TERRA e la raccolta di racconto L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI. Nel 2020 ha pubblicato con le edizioni Helicon il romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒCON IL MARE. Nel 2021, sempre con le Edizioni Helicon, ha pubblicato il romanzo UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer). Ha collaborato e collabora con diverse associazioni culturali (Magaris; Lux in fabula), con riviste cartacee e digitali tra cui IL BOLLETTINO FLEGREO, NAPOLI PIÙ, MEMO, GIORNALE WOLF, COMUNICARE SENZA FRONTIERE, QUICAMPIFLEGREI.IT. Nel 2005 ha aperto il blog LA VOCE DI KAYFA e nel 2017 LA VOCE DI KAYFA 2.0. Dal 2019 ha attivato il sito www.vincenzogiarritiello.it. Per la sua attività di scrittore e poeta in vernacolo ha ricevuto riconoscimenti letterari.
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