
Il Lago d’Averno è certamente uno dei luoghi più belli e suggestivi dell’intera area flegrea e della Campania. Sulle sue sponde e sulle colline che lo circondano hanno visto la luce miti e leggende alimentati dall’aria mefitica che si sprigionava dalle superficie del bacino, un cratere vulcanico spento da millenni, che rendeva impossibile perfino il volo degli uccelli, da cui il sostantivo averno che in greco significa senza uccelli, e dalla fitta vegetazione che lo cingeva.
In questo luogo dall’atmosfera particolare gli antichi localizzarono l’ingresso all’Ade, vedi l’Eneide di Virgilio, e da qui Dante inizia la sua discesa all’Inferno in compagnia del vate latino.
Intorno al 37 a. C. il generale romano Marco Vespasiano Agrippa vi individuò il luogo d’approdo della flotta romana, edificando due porti: uno esterno, scavando un canale di collegamento tra il mare e il lago di Lucrino; uno interno, costruendo un ulteriore canale che univa il lago di Lucrino con il lago d’Averno.
Sulle sponde del lago sono visibili i resti di quello che tuttora è erroneamente indicato come Tempio di Apollo, ma in realtà si tratta di un’antica aula termale di età adrianea.
Sulle colline che lo circondano sono state rinvenute diverse caverne artificiali risalenti all’epoca romana. La più famosa è sicuramente la Grotta di Cocceio scavata sotto monte Grillo, lunga circa 1 km, che collega il lago d’Averno con Cuma. Così come merita di essere citata la Grotta Della Sibilla che per oltre un secolo ha attirato sulle sponde del lago frotte di turisti, oggi chiusa e abbandonata tra le erbacce.
Al di là della storia e delle leggende che si sono sviluppate sulle sue sponde, il lago d’Averno è un’area naturalistica di notevole pregio che, malgrado l’attenzione riservatagli negli ultimi anni dagli ambientalisti per recuperare e serbarne l’habitat dall’inquinamento causato da scarichi fognari abusivi che si riversano nelle sue acque e dallo sversamento di rifiuti sulle sue sponde, ancora oggi è oggetto di degrado ambientale da parte di incivili per non dire peggio.
Ieri, domenica 15 dicembre 2019, approfittando della bella giornata, ho fatto un giro intorno al lago e, purtroppo, con sommo dispiacere ho constatato con i miei occhi, come testimoniano le foto allegate e il video che potete vedere cliccando qui, che le sue sponde continuano a essere utilizzate come discarica a cielo aperto.

Mentre sulla superfice dell’acqua, precisamente sul versante opposto a quello di Lucrino, si allargava un mantello oleoso di colore verde, del tutto inodore, che aveva ben poco di naturale, lasciando presagire che quanto meno qualcuno avesse sversato nell’invaso materiale inquinante, forse pittura?

Passeggiando lungo le sponde mi sono inoltre imbattuto in un albero completamente sradicato dal suolo e da un filare di tronchi piegati lateralmente, conseguenze del forte vento dei giorni scorsi.

Possibile che il degrado e l’abbandono nei campi flegrei, in particolare a Pozzuoli, debba riguardare non solo gran parte del patrimonio archeologico ma perfino un’oasi naturalistica come il lago d’averno?
Chi a livello istituzionale dovrebbe tutelare l’ambiente è a conoscenza di questa triste realtà?
Grazie Giarritiello per queste gocce di storia e leggenda. A me piace moltissimo correre intorno al lago e lo scorso anno lo trovavo, anche nel tratto sterrato, in buone condizioni. Mi dispiace moltissimo che ora sia stato ridotto nelle condizioni da te documentate. Speriamo che con questo tuo bell’articolo chi di dovere provveda a farlo ripulire, far fare la manutenzione occorrente e a prendere iniziative per la sua valorizzazione e promozione.
Non vedo l’ora di poterci ritornare a correre. Partire da Fuorigrotta e fare il giro di boa intorno al lago Lucrino e d’Averno e una botta di vita, panorama, storia e leggenda. Grazie Giarritiello
Angelo, grazie a te per l’apprezzamento all’articolo. Sì, speriamo che quanto prima CHI DI DOVERE si preoccupi di ripulire il lago, ma soprattutto di capire chi sversa abusivamente nel lago.